«Speriamo che Sanremo rimanga il festival della canzone italiana e non altro», ha riferito il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, che ha aggiunto: «Avranno fatto le loro valutazioni, quello che spero è che la guerra finisca il prima possibile e che il palcoscenico della città dei fiori rimanga riservato alla musica». Salvini ha concluso evidenziando che se avrà tempo di guardare il Festival «sarà per ascoltare canzoni e non per ascoltare altro». Un gruppo di intellettuali, in merito, ha firmato un manifesto di protesta. «Abbiamo appreso con incredulità che interverrà Zelensky, capo di Stato di uno dei due Paesi che oggi combattono la sanguinosa guerra del Donbass. Una guerra terribile», si legge nel documento firmato da Franco Cardini, Carlo Freccero, Joseph Halevi, Moni Ovadia, Paolo Cappellini. «Una guerra, fomentata da irresponsabili invii di armi e da interessi economici e geostrategici inconfessabili», e che a loro avviso «come italiani abbiamo il dovere costituzionale di ripudiare». Quindi aggiungono: «Ci mettiamo a disposizione per parlare al popolo italiano, che a tal fine invitiamo alla mobilitazione sabato 11 febbraio a Sanremo, per partecipare ad una grande assemblea popolare di piazza. L’Italia deve uscire subito dalla guerra interrompendo ogni aiuto diretto o indiretto a una delle parti in conflitto. Riteniamo tragicamente ridicolo, e profondamente irrispettoso, di un’ampia fetta dell’opinione pubblica che non si riconosce nelle politiche militari dei governi Draghi e Meloni il fatto che Zelensky sia invitato a Sanremo».
E, ancora: «Zelensky si esibisce su tutti i palcoscenici e alle sue performance da star mancava solo Sanremo», sottolinea Carlo Freccero, tra i firmatari del documento contro la presenza del presidente ucraino al Festival. «La mia generazione è cresciuta col tabù del nucleare. Oggi Zelensky ci presenta la guerra con la leggerezza di un musical tra canzoni e siparietti di costume. Bisogna riacquistare il senso della realtà e del pericolo. Non siamo in un film. Ci sono e ci saranno morti reali e vittime reali. La società dello spettacolo non era mai arrivata a tanto».
Tra i firmatari anche l’opinionista ed ex 5 Stelle, Alessandro Di Battista che giudica una «“ridicola buffonata” la partecipazione del presidente ucraino alla serata conclusiva del festival di Sanremo. All’Ansa precisa di non essere intenzionato a partecipare alla protesta in piazza indetta per l’11 febbraio: «Sostengo la petizione ma non parteciperò alla manifestazione». Piuttosto, dice, «se stabiliamo che si inizia a rendere una manifestazione canora un luogo di dibattito di questioni politiche, allora che si parli anche di quello che sta avvenendo in Palestina».
Il vignettista Vauro ha parlato di «una scelta squallida». Secondo lui, «Zelensky è il leader di un Paese in guerra, il mainstream italiano lo continua a dipingere come l’eroe in maglietta, sembra un personaggio di un fumetto. Questo invito diventa una propaganda bellica in un momento in cui c’è bisogno di parlare di diplomazia, di cessate il fuoco e di pace».
Lo scrittore e conduttore Fabio Volo, parlando in radio a Un Giorno da Pecora, dice: «Sono cose che personalmente fatico a capire, capisco l’attenzione però mi sembra anche un po’ la spettacolarizzazione di un qualcosa. Non lo so, quando poi è venuto cosa cambia? Mi sembra che l’Italia quel che deve fare lo sta facendo, non è che uno fa una donazione dopo aver visto Zelensky a Sanremo. Non capisco bene questa cosa, se lo hanno chiamato avranno avuto i loro motivi, sapranno cose che io non capisco».
Il presidente del M5s, Giuseppe Conte, ha detto: «Sono stato molto contento quando il presidente Fico ha assunto l’iniziativa di invitare il presidente Zelenski di confrontarsi con il Parlamento italiano per esprimere le sue ragioni e del suo popolo agli italiani. Invece, non credo francamente che sia così necessario che il presidente Zelenski sia in un contesto leggero come quello di Sanremo».
Sul tema si è espresso in modo scettico anche Carlo Calenda. Su Twitter, il leader del Terzo Polo, scrive: «Ci sono pochi dubbi sulla nostra linea di sostegno all’Ucraina. Ritengo tuttavia un errore combinare un evento musicale con il messaggio del presidente di un Paese in guerra». Si è detto stupito anche Bruno Vespa. «Non capisco francamente tutto questo rumore per un breve intervento di Zelensky al Festival di Sanremo». E, ancora: «Al Festival hanno partecipato alte personalità della politica internazionale e sono stati trattati tutti i temi sociali, anche scabrosi e controversi Zelensky è stato ospite ai festival di Cannes e Venezia, oltre che ai Golden Globes, e mi dispiace questo malanimo nei confronti di un uomo che si sta battendo con straordinario coraggio per salvare la libertà del proprio popolo da una pesantissima aggressione».