Home Cronache No alla stazione radio di telefonia mobile: continua la protesta

No alla stazione radio di telefonia mobile: continua la protesta

I cittadini si chiedono in che modo intenda dimostrare la “non pericolosità” visto che i limiti di legge si riferiscono solo alla “non dannosità” e nel mezzo ci sono variabili difficilmente dimostrabili

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Protesta proprio durante l'installazione dell'antenna

Continua la protesta del “comitato di autotutela ambientale” di Acquappesa, costituitosi a seguito dell’installazione di una stazione radio base di telefonia mobile in pieno centro abitato e nei pressi di un istituto comprensivo. Il Comitato di cittadini ricorda al sindaco, Francesco Tripicchio, che i campi elettromagnetici sono pericolosi anche nei limiti di legge. Lo stesso primo cittadino, in occasione di un recente consiglio comunale aperto, richiesto proprio per affrontare lo spinoso argomento, ha più volte cercato di minimizzare le preoccupazioni dei propri concittadini, tranquillizzando gli stessi sulla assoluta innocuità dell’antenna.

“Noi cittadini del Comitato di autotutela ambientale chiediamo la rimozione della stazione radiomobile per la pericolosità che, nonostante il rispetto dei limiti di legge, le stazioni radiomobili comportano alla salute pubblica”, come ha sottolineato Ferdinando Laghi durante l’incontro pubblico del 13 gennaio scorso, infatti, “i campi elettromagnetici generati sono classificati dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro di Lione (Iarc), agenzia riconosciuta dall’Oms, classe 2B ovvero potenzialmente cancerogene ed è in corso una revisione con passaggio in classe 2A probabilmente cancerogene”.

“Le evidenze scientifiche raccolte dall’Istituto di ricerca Ramazzini – continua il comitato – comprovano la cancerosità dei campi elettromagnetici, e se si aggiunge “l’effetto cocktail” con la sovrapposizione di altri campi, come quello della ferrovia e dell’altra antenna  esistente a circa 1 km, si comprende come la nostra preoccupazione sia fondata”.

I limiti di legge, largamente citati dal sindaco, si riferiscono alla dannosità ma non eliminano la pericolosità e i rischi sulla salute. “Il sindaco – sostiene in modo particolare Francesca Rennis – dovrebbe tener conto di questo invece di minimizzare gli effetti e far prevalere, quindi, il principio di precauzione”.

Nei giorni scorsi il sindaco Francesco Tripicchio aveva ribadito che l’amministrazione comunale “sta effettuando ulteriori approfondimenti, finalizzati a valutare ogni possibile ed eventuale rischio per la salute che, come già ampiamente detto, se si dovessero riscontrare ed accertare con oggettive basi scientifiche, si provvederà ad attuare tutte le azioni necessarie per la delocalizzazione dell’impianto o, eventualmente, ad impedirne la messa in funzione”. Rispetto a questa ennesima dichiarazione di principio, considerata dal comitato alquanto debole, i cittadini si chiedono in che modo intenda dimostrare la “non pericolosità” visto che i limiti di legge si riferiscono solo alla “non dannosità” e nel mezzo ci sono variabili difficilmente dimostrabili. Per cui “chiediamo al nostro primo cittadino di mettere in atto quella “precauzione” a cui rimandano le leggi europee in materia e di dimostrare, eventualmente, la non pericolosità quando studi scientifici della Iarc, invece, dimostrano il contrario”.

Luana D’Acunto