«In Calabria potrebbero essere a rischio sopravvivenza, circa duemila imprese con ventimila lavoratori.
Anche, ma non solo, ritengo opportuno andare oltre il 31 dicembre 2023 nella proroga delle concessioni demaniali marittime, perché ciò consentirebbe di evitare il rischio caos, o peggio, un colpo di spugna a danno di un settore strategico, oggetto di affermazioni generiche del tipo: “almeno il 50% e sino al 70%, delle coste sono in concessione, pertanto di per sé la risorsa è scarsa”».
In Calabria «soltanto il 30% della costa è attualmente impegnata , con oltre il 40% ancora concedibile, ed allora perché parlare di scarsità della risorsa? Prima di attuare azioni potenzialmente dirompenti, è prioritario verificare l’effettiva scarsità della risorsa coste e porre le basi per una riforma organica del settore».
E’ un interesse «nazionale irrinunciabile applicare la direttiva Bolkestein, ma deve essere fatto senza rischiare di espropriare le attività balneari, create dai precedenti concessionari, perché in tal modo si metterebbero a rischio tante imprese, spesso familiari, e migliaia di lavoratori». Infine: «Auspico che o il Parlamento o il Governo concilino gli interessi in campo».
Con le sentenze numero 17 e 18, l’adunanza plenaria del Consiglio di Stato, rimarcando l’eccezionale capacità attrattiva del patrimonio costiero nazionale, ha affermato che la “perdurante assenza (nonostante i ripetuti annunci di un intervento legislativo di riforma, mai però attuato) di un’organica disciplina nazionale delle concessioni demaniali marittime genera una situazione di grave contrarietà con le regole a tutela della concorrenza imposte dal diritto dell’Ue, perché consente proroghe automatiche e generalizzate delle attuali concessioni (l’ultima, peraltro, della durata abnorme, sino al 31 dicembre 2033), così impedendo a chiunque voglia entrare nel settore di farlo”.
Secondo il Consiglio di Stato “il confronto concorrenziale, oltre a essere imposto dal diritto Ue, è estremamente prezioso per garantire ai cittadini una gestione del patrimonio nazionale costiero e una correlata offerta di servizi pubblici più efficiente e di migliore qualità e sicurezza, potendo contribuire in misura significativa alla crescita economica e, soprattutto, alla ripresa degli investimenti di cui il Paese necessita”.
I concessionari attuali potranno comunque “partecipare alle gare che dovranno essere bandite. Per consentire alla Pa di intraprendere sin d’ora le operazioni funzionali all’indizione di procedure di gara, per consentire a Governo e Parlamento di approvare doverosamente una normativa che possa finalmente disciplinare in conformità con l’ordinamento comunitario il rilascio delle concessioni demaniali, nonché per evitare l’impatto sociale ed economico della decisione, le attuali concessioni potranno continuare fino al 31 dicembre 2023”.