L’assegno unico universale spetta a tutti i nuclei familiari indipendentemente dalla condizione lavorativa dei genitori (lavoratori dipendenti, lavoratori autonomi, pensionati, non occupati, disoccupati, percettori di reddito di cittadinanza).
Per l’anno in corso non è necessario presentare la domanda di rinnovo, ma si deve procedere all’aggiornamento dell’Isee entro febbraio per non perdere gli importi maggiorati approvati dalla manovra 2023 (maggiorazioni che saranno erogate automaticamente a chi ne ha diritto a partire dalla mensilità di febbraio). Chi non lo farà, prenderà solo l’importo minimo.
Sono sette milioni le famiglie che rischiano il taglio, se non si attiveranno con il rinnovo dell’Isee.
V’è da dire, peraltro, che il decreto legislativo n. 230/2021, che regola l’assegno unico, stabilisce una maggiorazione di 30 euro al mese per ciascun figlio minore se entrambi i genitori hanno un reddito da lavoro.
L’Inps, applicando alla lettera quanto stabilito, ha deciso di non riconoscere la maggiorazione ai nuclei monogenitoriali. Questo ha causato confusione tra le famiglie monogenitoriali che hanno richiesto la maggiorazione, che è stata erogata dall’Inps per i primi mesi del 2022, ma poi interrotta dal mese di ottobre.
L’Inps ora sta sanando la situazione delle sette mensilità con maggiorazione erogata e potrebbe chiedere la restituzione di un importo che può arrivare a 210 euro per figlio. Ai beneficiari potrebbe essere richiesta indietro una somma che potrebbe arrivare a 210 euro per figlio (30 euro per 7 mesi). Nel caso di una madre vedova con due figli minori, l’importo totale sarebbe quindi di 420 euro, oppure un padre solo con tre figli potrebbe dover restituire all’Inps oltre 600 euro.