RAVELLO – Hanno lasciato definitivamente il monastero di Santa Chiara le due suore “ribelli”: Massimiliana Panza e suor Angela Maria Punnacka.
Le due religiose si erano opposte al trasferimento per difendere l’antica istituzione dalla soppressione. Ma non vanno in altri conventi, perché sono destinatarie di provvedimento di “dimissione” per il loro atto di disobbedienza alla Chiesa e all’Ordine delle Suore Clarisse Urbaniste d’Italia.
Entrambe, con la 97enne suor Maria Cristina Fiore, avevano rifiutato il trasferimento in tre diversi monasteri in attesa dell’atto di formalizzazione della donazione in favore di papa Francesco dell’intero patrimonio del secolare monastero, il cui valore si aggira tra i 50 e i 60 milioni di euro, per salvarlo, ritenevano, da una eventuale soppressione e conseguenti mire speculative.
Nell’antico convento si è insediata una nuova comunità, con tre suore aggiuntesi all’inferma e anziana consorella, a Ravello dal 1955, che necessita di assistenza, e che non sarebbe a conoscenza di quanto accaduto. Stamani, intorno alle 10.30, suor Massimiliana e suor Angela, l’hanno soltanto salutata. Accompagnate da un autista, le due suore hanno attraversato la piazza del paese per raggiungere il parcheggio. Durante il percorso in tanti hanno voluto manifestare alle due religiose il proprio affetto.
Alla suora nolana è stato donato un piatto in ceramica raffigurante uno scorcio di Ravello con una dedica: «A suor Massimiliana, la comunità di Ravello con affetto e riconoscenza».
Da oggi suor Massimiliana, dopo 18 anni vissuti a Ravello, torna a Nola, presso l’abitazione della sua famigli, ospitando temporaneamente la consorella indiana.
«Grazie a voi che ci avete accolte e supportato per quanto è stato possibile – ha detto Suor Massimiliana alle persone che l’hanno salutata – noi in realtà non siamo state trasferite ma dimesse dall’Ordine».
Tutto è partito «dalla donazione che abbiamo fatto al Santo Padre. Appena noi abbiamo dichiarato e il papa ha accettato la donazione di tutto il patrimonio monastico. Per noi non abbiamo preso e non abbiamo intenzione di prendere nulla, siamo nate povere fracescanamente e così vogliamo morire. Dopo questa nostra scelta, è stato deciso il nostro trasferimento».
Ma «avevamo tutto il diritto canonico di portare a termine questa donazione. I superiori ci hanno ripensato e non abbiamo la possibilità di ricorrere all’atto di dimissioni. Questa è la verità. Noi abbiamo fatto la nostra parte, ora pregate voi per il monastero».