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Siviglia e Santelli sul 41 bis: “Stop a pregiudizi e sterili contrapposizioni politiche”

L'analisi dei responsabili Giustizia di "Italia Viva Calabria" sullo scottante tema del regime "41 bis" dell'ordinamento penitenziario: "Uno Stato di diritto degno di questo nome non può abdicare alla sua funzione costituzionalmente orientata sulla base di spinte populiste o peggio ancora criminogene"

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CATANZARO – I responsabili Giustizia di “Italia Viva Calabria“, gli avvocati Agostino Siviglia e Francesco Santelli, intervengono con una autorevole analisi sullo scottante tema che sta facendo molto discutere, in queste ultime settimane, la politica e gli addetti ai lavori, a vari livelli: il regime del “41 bis” dell’ordinamento penitenziario.

“Sarebbe quanto mai opportuno – spiegano i due noti professionisti – affrontare il tema del regime di cui all’art. 41 bis dell’Ordinamento Penitenziario senza pregiudizi e sterili contrapposizioni politiche, il cui unico effetto è quello di radicalizzare le rispettive posizioni a prescindere dal contenuto sostanziale, giuridico e sociale che tale regime effettivamente prevede”.

In sostanza – entrano nel merito – “l’art. 41 bis O.P., nella sua genetica essenza, mira a recidere ogni rapporto con l’esterno ed in particolare con la criminalità organizzata al fine di impedire (come purtroppo avveniva in passato) che i promotori o capi di associazioni criminali potessero, dal carcere, continuare a dirigere la propria consorteria mafiosa o terroristica eversiva. Ogni ulteriore afflizione (dalla privazione della lettura di un libro alle dimensioni delle cornici dei quadri da appendere al muro della propria cella) risulta, evidentemente, inutile e farsesca. Non bisogna, per vero, sottacere che il sistema penitenziario si contraddistingue, per sua natura, per essere un sistema totalizzante e nel quale la differenziazione dei circuiti interni al carcere, di alta sicurezza (a sua volta suddivisa in AS 1 per i mafiosi, AS 2 per i terroristi e AS 3 per i trafficanti internazionali di stupefacenti) e media sicurezza, frutto di circolari del DAP, esprime già un elevato e differenziato livello di gestione securitaria dell’esecuzione penale. Di talche’, non può non evidenziarsi come il sistema penitenziato sia un sistema estremamente complesso che, tuttavia, non può essere ridotto alla mera funzione retributiva, senza considerare le complesse problematiche che attengono alla funzione rieducativa delle pene”.

E ancora: “Uno Stato di diritto degno di questo nome, pertanto, non può abdicare alla sua funzione costituzionalmente orientata sulla base di spinte populiste o peggio ancora criminogene, alimentate, per di più, da sconsiderati comportamenti istituzionali, evidentemente, mal conciliabili con il concetto stesso di “classe dirigente politica”.

“Pare non si sia ancora compreso appieno il senso di responsabilità che il governo del Paese comporta, al netto della sua mera enunciazione di principio. Altro e’ un diritto conclamato, altro è l’adozione di un precetto di legge che quel diritto rende cogente e concretamente tutelato. Il governo della cosa pubblica, ancor più sul delicato fronte della Giustizia, richiede interlocutori capaci di ascolto reciproco e senso delle istituzioni, che temporaneamente sono chiamati a rappresentare, non di un clima di disarmante approssimazione. Auspichiamo, quindi, che presto si possa tornare ad affrontare questioni così delicate per la collettività con la serietà, competenza, umiltà e spirito costruttivo che un simile impegno richiede”, concludono gli avvocati Agostino Siviglia e Francesco Santelli.