Home Attualità Il 41% degli italiani difende il “carcere duro”, un altro 26% vuole...

Il 41% degli italiani difende il “carcere duro”, un altro 26% vuole inasprirlo

L'opinione di Renato Mannheimer e Pasquale Pasquino apparsa questa mattina sul quotidiano economico, giuridico e politico "Italia Oggi" prende spunto da rilevazioni pubblicate da Alessandra Ghisleri su "La Stampa"

388
0

ROMA – Il 41% degli italiani difende il 41 bis mentre un altro 26% vuole inasprirlo. E’ quanto si legge, stamani, in una opinione di Renato Mannheimer e Pasquale Pasquino apparsa sul quotidiano economico, giuridico e politico “Italia Oggi”, che parte da rilevazioni pubblicate da Alessandra Ghisleri su “La Stampa”.

Ecco di seguito l’analisi a firma di Mannheimer e Pasquino: “Quali effetti avrà sull’opinione pubblica il caso Cospito? Muterà il supporto al governo o all’opposizione? Lo si saprà in dettaglio nelle prossime settimane. Per ora è emerso con chiarezza (grazie alle rilevazioni di Alessandra Ghisleri (pubblicate su “La Stampa”) che gli italiani difendono nella loro maggioranza l’articolo 41 bis: il 41% è per la sua conservazione e un altro 26% vuole addirittura inasprirlo. Ma va detto che, malgrado la sua importanza umana e il grande rilievo offerto dai media, la vicenda specifica di Cospito e il successivo intervento di Donzelli sono stati sin qui seguita dagli italiani con minore attenzione (sono molte le risposte “non so” ai quesiti posti nei sondaggi) di quanto si sia rilevato per altre, specie per quelle che hanno riguardato più direttamente e immediatamente la vita quotidiana dei cittadini, come la questione del caro bollette, della benzina e, anche, della guerra in Ucraina.

Come si sa, il governo gode tuttora di una vasta popolarità che nei giorni scorsi superava largamente il 40% e si avvicinava alla maggioranza dei giudizi positivi raccolti nell’elettorato. Poco tempo fa il consenso aveva subito un arresto nel trend crescente che aveva assunto dall’insediamento del governo in poi, dovuto soprattutto all’insoddisfazione popolare per il modo con cui è stata gestita la vicenda delle accise sulla benzina e il susseguente sciopero dei distributori. In questo caso, come in altri in precedenza (ad esempio nel caso della legge sui rave party), l’esecutivo era sembrato in qualche modo tornare sui suoi passi e agire in modo almeno parzialmente contradittorio. In altre parole è capitato alla presidente Meloni di smentire talvolta decisioni già prese dai suoi ministri, ciò che può essere interpretato anche come un segno di saggezza e di attenzione: forse si tratta anche dell’inesperienza di alcuni membri del governo – e della stessa Meloni – di fronte alle nuove responsabilità assunte.

Resta il fatto che la Presidente del Consiglio appare sin qui forse più capace e determinata in temi di politica estera e di rapporti internazionali (contrariamente alle previsioni avanzate a suo tempo da osservatori ed esponenti politici anche stranieri) che, talvolta, nella gestione degli affari interni. Ma la politica estera è più difficile da comunicare e suscita meno attenzione nel vasto pubblico. È probabile, dunque, che anche l’affare Cospito abbia effetti sulla popolarità del Governo. Ma in questo quadro, va detto che l’iniziativa dell’onorevole Donzelli ha sicuramente suscitato un vasto plauso nell’area più militante del partito, che si era sentita negli ultimi mesi un po’ sacrificata dalla cifra di prudenza e, talvolta, di inaspettata moderazione imposta da Meloni la quale, almeno in questo primo periodo di governo, si è mostrata spesso più attenta di alcuni suoi collaboratori e di alcuni suoi alleati.

E data l’imminenza delle elezioni regionali si è sentito forse il bisogno di mobilitare un po’ i supporter. Lo spirito law and order insito nel modo di pensare di molti supporter di Fratelli d’Italia si è dunque sentito in questa occasione rinfrancato, anche se, naturalmente, si sono manifestate al tempo stesso perplessità, sia all’interno del partito del premier sia, specialmente, in alcuni ambienti di Forza Italia tradizionalmente più garantisti.

Resta il fatto che il “tribalismo”, come lo definisce il direttore di Repubblica Molinari, può portare anche a qualche rischio: è questo probabilmente il motivo per cui la presidente Meloni è intervenuta invitando tutti ad abbassare i toni.