Partenze dal centro sud

Dal 2012 al 2021 il Sud ha perso 525mila residenti

. I dati Istat non mentono e fanno emergere con prepotenza la situazione drammatica di tanti calabresi costretti ad andare via dalla propria terra. Nel 2021 la mobilità interna è cresciuta del
6,7% sull’anno precedente
(un milione 423mila trasferimenti). In aumento anche le immigrazioni (oltre 318mila; +28,6%) mentre diminuiscono le emigrazioni (poco più di 158mila; -1% sul 2020) soprattutto dei cittadini italiani (94mila; -22%).

Sono i numeri del rapporto Istat “Migrazioni interne e internazionali della popolazione residente – anno 2021. I dati provvisori riferiti al periodo gennaio-ottobre 2022, rispetto allo stesso periodo del 2021, evidenziano un ulteriore moderato incremento dei flussi migratori interni (+4%) e dall’estero (+13%) e una forte riduzione dei flussi in uscita dal Paese (-20%).

La regione del Mezzogiorno da cui si parte di più è la Campania (30% delle cancellazioni dal Mezzogiorno), seguita da Sicilia (23%) e Puglia (18%). In termini relativi, rispetto alla popolazione residente, il tasso di emigratorietà più elevato si ha in Calabria (circa otto residenti per 1.000). Tassi sopra il 6 si registrano per Basilicata e Molise.

La regione verso cui si dirigono prevalentemente questi flussiè, in termini assoluti, la Lombardia (28%) ma, in termini relativi, l’Emilia-Romagna é quella che li attrae di più (quattro trasferimenti dal Mezzogiorno per 1.000 residenti). La provincia del Mezzogiorno da cui si registrano più partenze verso il centro-nord è Napoli in termini assoluti (17mila partenze), mentre Crotone ha il tasso di emigratorietà più elevato: 11 residenti su 1.000. La provincia centro settentrionale che riceve più emigrati dal meridione è Milano (14mila arrivi), ma, in termini relativi, l’area metropolitana di Bologna è più attrattiva (6).

In valore assoluto, le regioni in cui si registra il volume più elevato di iscrizioni e cancellazioni anagrafiche sono la Lombardia (324mila iscrizioni e 310mila cancellazioni), il Veneto (140mila iscrizioni e 133mila cancellazioni) e l’Emilia-Romagna (128mila iscrizioni e 115mila cancellazioni). In termini relativi, invece, la regione che mostra la dinamica migratoria interna più vivace è la Valle d’Aosta, con tassi pari a 37 iscrizioni e 36 cancellazioni per 1.000 abitanti, seguita da Lombardia (33 iscrizioni e 31 cancellazioni per 1.000) e Piemonte (30 iscrizioni e 29 cancellazioni per 1.000).

La regione meno dinamica è la Basilicata con 11 iscrizioni e 16 cancellazioni per 1.000 residenti. Guadagna popolazione il centro-nord, in perdita il Mezzogiorno.

In termini relativi i saldi migratori per 1.000 residenti più elevati si hanno in Emilia-Romagna (+3) e nella provincia autonoma di Trento (+2,3), quelli più bassi in Basilicata (-4,7), Calabria (-4,3), e Molise (-3,7). In generale, le regioni del centro-nord mostrano saldi netti positivi (in media, +1,3); quelle del Mezzogiorno riscontrano tutte perdite nette di popolazione (-2,5).

A livello sub-regionale, le province più attrattive, con saldo migratorio netto positivo più alto, sono Bologna (+3,7), Ferrara e Piacenza (3,5), Pavia, Monza-Brianza, Ravenna, Trieste e Parma (+3,0). Le province che perdono più residenti, registrando saldi migratori netti più bassi, sono Crotone (-6,6), Caltanissetta (-6), Vibo Valentia (-5,7), e Reggio Calabria (-5,2).