ACQUAFORMOSA – Nel prestigioso rapporto annuale del Ministero del Lavoro, ha trovato spazio e risalto la storia di Idriss Keita, ospite per due anni nel progetto Sai del Comune di Acquaformosa gestito dalla associazione “Don Vincenzo Matrangolo”.
«È motivo di grande soddisfazione – afferma il presidente Giovanni Manoccio-, è la gratificazione del grande lavoro fatto dall’equipe mirabilmente guidata dalla dottoressa Antonella Adilardi, Responsabile e Coordinatrice dell’Equipe psico-sociale e dell’intero progetto. La storia di Idriss – continua Manoccio – inizia nel 2017, anno in cui parte dal Mali a soli 15 anni per intraprendere un lungo viaggio con destinazione Italia. Ha infatti attraversato l’Algeria e la Libia per poi imbarcarsi e raggiungere Reggio Calabria. Dopo una tappa a Crotone si è poi stabilito, dal 23 gennaio 2018, nel progetto Msna (minori stranieri non accompagnati) di Acquaformosa».
Una storia davvero toccante, che vede Idriss diventare studente dell’Ipsia per poi conseguire il diploma nel giugno 2019, oltre che partecipare ad un tirocinio di tre mesi per esercitare la professione di idraulico.
«Durante gli ultimi periodi del progetto – continua Manoccio – il nostro ospite viene contattato da un’impresa di ristorazione, “Il semaforo” di Taverna, comune in provincia di Catanzaro, e dopo aver accettato la proposta inizia a lavorare».
Oggi Idriss è una persona felice, confessa che “nella vita non avrebbe mai pensato di fare il cuoco”, e che si trova bene e ha un “bel rapporto con tutti i ragazzi con cui lavora”. «È un posto tranquillo -dice- e vorrei continuare a fare questo lavoro, sto anche frequentando un corso per pizzaiolo». Soddisfazione anche per il gestore del ristorante, che vanta buone capacità del ragazzo nella preparazione dei secondi, della carne e in particolare della costata.
Il progetto dei minori di Acquaformosa è partito nel 2015, da allora sono stati ospitati oltre 200 minori provenienti da 4 continenti, molti dei quali hanno conseguito titoli di studio e tanti di loro si sono fermati in Italia, trovando occupazione, soprattutto nella ristorazione.
«Abbiamo dato loro una speranza di vita ed un approccio non traumatico con la realtà quotidiana – conclude Manoccio- , è incomprensibile capire come di fronte alla nuova emergenza dei minori sbarcati non si provveda ad adeguare il sistema di accoglienza con l’allargamento dei posti. È evidente che la storia di Idriss dimostra come i migranti non vogliano essere assistiti ma guidati in percorsi di inclusione».