L’appuntamento, diventato subito un evento, nasce da una storia culturale antica, la cui finalità sta nella valorizzazione dei talenti, della qualità manifatturiera delle imprese di Calabria e delle competenze. Ed anche l’edizione 2023 è stato un successo.
“Queste sono le occasioni per riaffermare uno stile relazionale e di umanità che in parte avevamo smarrito – dichiara il fautore del Premio, Pino Campisi –. Abbiamo saputo mettere insieme cultura e impresa, perché convinti che la Calabria di questo secolo ha bisogno sempre più di una nuova visione creativa. Il nostro compito è di ascoltare e dissodare questo territorio regionale di Re Italo e degli Enotri, per lungo tempo lasciato nell’oblio”.
Il premio Re Italo, Terre degli Enotri, porta nella sua nascita anche una forte consapevolezza, il tratto distintivo di un legame fortissimo tra storia antica, creatività, cultura e saperi delle imprese che forgiano la qualità delle produzioni e che presidiano il territorio, che assieme agli attori della cultura raccontano la nostra gente e le nostre qualità, a partire da quelle di Re Italo e degli Enotri.
“È ormai maturo il tempo per riprendere il cammino e andare incontro alla storia di questo Re illuminato che si inventa in un tempo antichissimo della storia dell’umanità le prime forme di democrazia e di senso della comunità attraverso i Sissizi – le parole del segretario regionale Ucid Calabria –. In buona sostanza, possiamo sostenere che questo Premio non ha solo l’ambizione di innestarsi alla storia contemporanea ma di rimanere figlio diretto di quella antica, portando con sé un calco, un modello, per gli imprenditori, anche per le imprese storiche di terza generazione o che hanno raggiunto i cento anni di attività economica, facendo della loro vita una ragione di affermazione di valori nelle buone relazioni e un lascito che ci consegna un brand per la continuità”.
Intendimento degli organizzatori è quello di costruire, attraverso il Premio, un valore in più, un nuovo orizzonte verso il cambiamento.
Secondo Furio Jesi, studioso e insigne ricercatore “il mito è importante non tanto per la sua essenza, quanto per la sua esistenza: non tanto per ciò che è, quanto per la funzione che svolge. Va dritto al valore che può rappresentare, se accompagnato anche da fonti storiche. Qui e adesso stiamo parlando di realtà!”. Una terra antichissima di cui la Calabria, e in particolare l’Istmo che la caratterizza, è una parte di straordinaria e unica vicenda umana, da cui poter fare la differenza che in gran parte dipende da noi.
Ma la vera differenza la fa il rapporto, per molti aspetti nuovo, che si è attivato in questi mesi, in modo fiduciario, tra cultura e imprese, tra uomini di cultura e di valori, con gli imprenditori che generano qualità con le loro produzioni.
Questa è vera sinergia, mai così stretta e mescolata da valori condivisi.
“Potremmo aggiungere – ha affermato ancora Campisi – che ancora una volta, dopo molti secoli, Re Italo riesce ad unire ambiti e culture diverse, stili di vita diversi, tutti però disponibili a rivedere e ricostruire il rapporto con la propria terra, quella che ha generato l’Italia. In questo tempo il nostro compito come Premio è dare continuità a questa storia così straordinariamente importante, fenomeno storico culturale di unità intorno a Re Italo, da indagare, da sottoporre a ricerca sociologica contemporanea per capire da cosa è nato il crescente successo dell’evento e della storia”.
Serve comunque un cammino di accompagnamento, serve senso civico e civile, quello buono che sta intorno a qualcosa di originale; serve una missione di storici, scrittori animatori culturali che scendono su un terreno di comunità che si incontrano con associazioni storiche come l’Ucid (nata nel 1947) e le Acli Terra (nate nel 1944), insieme a Lamezia-Europa SpA, che rappresenta un luogo di impresa ed intrapresa per costruire e condividere intanto la strada verso il 2024 di questo Premio e che sin dall’anno prossimo si doterà di un organismo per definire le sezioni e le nuove credibilità sociali.
“Sento nell’intimo che riusciremo a dare valore a questa “attraversata” dentro e oltre l’Istmo – conclude il segretario Ucid –. Ad esempio, pensando alla realizzazione di un cortometraggio (…parliamone con lo stilista Anton Giulio Grande e il nostro regista lametino Carlei…); penso a una qualche forma di rappresentazione teatrale dove i riferimenti di Re Italo e degli Enotri siano portati in emersione e partecipati ad un pubblico più largo; penso ad una sessione di storia antica da svolgere dentro i Licei Ginnasio della Calabria, dove storia antica e archeologia si parlino intorno ad un progetto per disegnare il nuovo brand Calabria con i saperi delle imprese. Dobbiamo saper guardare fuori dalla nostra finestra, non basta affacciarsi, vi è uno scenario antico quello di Re Italo e delle Terre degli Enotri, a cui apparteniamo, da cui proveniamo, a cui dobbiamo legarci per rilanciare il nostro cammino di progresso e di civiltà culturale”.