Home Calabria Scissione Campora, Lorelli: «Nessuna doppia verità»

Scissione Campora, Lorelli: «Nessuna doppia verità»

«L’analisi storica contenuta nel capitolo nono del mio libro che il Comitato Temesa ha inteso spulciare senza comprenderne bene contenuti e finalità, non contraddice ma conferma l’esistenza di un problema da risolvere»

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AMANTEA – Sebbene il Tar dovrà determinarsi nel merito sulla scissione della frazione di Campora San Giovanni da Amantea, il prossimo 17 giugno, in territorio amanteano la questione sta facendo ancora discutere tanto. Il Comitato “Ritorno alle origini Temesa” alcuni giorni addietro ha puntato il dito contro il professore Alfonso Lorelli deefinendolo “acerrimo nemico del progetto Temesa”. Inevitadile, dunque, la replica del diretto interessato.

«In un recente intervento il “Comitato progetto Temesa” ha inteso portare a sostegno della loro istanza di separazione della frazione Campora e del suo accorpamento al Comune di Serra d’Aiello alcune mie riflessioni contenute nel volume “Amantea nel XX secolo tra storia e memoria” pubblicato nel 2008 che, a loro dire, sarebbero in contraddizione con la mia attuale posizione contraria alla secessione ed espressa in tanti scritti alcuni dei quali pubblicati sulla stampa», ha esordito Lorelli.

«Premetto – ha proseguito il professore amanteano – che quella istanza separatista purtroppo è stata recepita dal Consiglio regionale con eccessiva e frettolosa superficialità di giudizio, senza una autonoma istruttoria, senza valutare oggettivamente le condizioni di fatto e di diritto, accettando per vero quanto erroneamente e falsamente esposto dal Comitato scissionista. E’ il Consiglio di Stato a ribadirlo con la sua ordinanza collegiale del 13 gennaio 2023 là dove, accogliendo il ricorso del Comune di Amantea contro l’indizione del referendum consultivo “riservato” ai soli cittadini della frazione e di Serra, rileva carenza, inadeguatezza ed irragionevoli motivazioni possibili negli atti da valutare nel merito, facendo capire tra le righe che tutto il procedimento finora seguito è infondato e va riportato nell’alveo della legittimità costituzionale».

Quantunque tutto ciò «il Comitato Temesa continua ostinatamente a credere che la loro istanza di secessione sia legittimata dallo stato di fatto e che esistono le condizioni giuridiche di riferimento; per sostenerlo ricorre addirittura ad una mia pretesa contraddizione tra ciò che ho scritto ieri e ciò che sostengo oggi. Così estrapolando e decontestualizzando alcuni giudizi da me espressi nel libro di cui sopra, oggi io sarei “paladino degli interessi di una sola parte della comunità negando all’altra il diritto democratico all’autodeterminazione”, mentre ieri avrei scritto il contrario. A parte il fatto che uno scritto va valutato nella sua interezza e che di esso si possono fare estrapolazioni strumentali (come ha fatto il Comitato nel suo scritto), in quelle analisi storico-sociologiche da me fatte nel 2008 non vi era alcuna affermazione che legittimava una scissione di Campora da Amantea».

Oggi, come ieri, «ribadisco che vi è tra i cittadini di Campora (forse maggioranza, forse minoranza) la convinzione della bontà di una istanza separatista che già nel passato si è espressa con iniziative non aventi alcuna legittimità e che sono cadute nel vuoto, come quella del 1977 approdata in Consiglio comunale e respinta col voto contrario della maggioranza dei consiglieri, me compreso. Anche oggi, come ieri, ribadisco che tale sentimento separatista ha radici prevalenti nella diversa provenienza di parte della popolazione di Campora arrivata dai paesi collinari e montani e nel loro sentirsi “estranei” rispetto alla popolazione ed alla municipalità accogliente che produceva difficoltà di integrazione».

Anche oggi «ribadisco che le amministrazioni comunali del passato non hanno saputo “leggere” la diversità come una ricchezza da valorizzare ed integrare nel tessuto culturale urbano preesistente, quantunque gli interventi strutturali realizzati abbiano avuto come fine quello di costruire un unicum economico-produttivo integrato al servizio di tutta la comunità civica; essi però non hanno prodotto gli effetti unificanti sperati perché non sono stati accompagnati da interventi sociali e culturali che superassero il sentimento di alterità ed estraneità, peraltro coltivato da qualche politicante locale per propri fini; estraneità che man mano si è trasformata in sentimento di abbandono derivato dal fatto che l’amministrazione comunale nuova non poteva essere più quella di prossimità, di familiarità, come quella che si instaura tra amministrati ed amministratori nei piccoli Comuni, ma anche dalle colpe gravi delle amministrazioni comunali degli ultimi trent’anni e delle disastrose gestioni commissariali dell’ultimo decennio».

Anche oggi «ribadisco la convinzione che soltanto una reale autonomia amministrativa della frazione, entro i limiti consentiti dalle leggi vigenti ed una politica culturale che valorizzi la diversità come ricchezza e non come contrapposizione, sia la strada maestra da percorrere insieme. Ero convinto di ciò anche quando contribuivo alla scrittura del Regolamento del Consiglio di frazione adottato dal Consiglio comunale nel 2007 in applicazione del quale il nove giugno del 2013 vennero eletti 13 consiglieri di frazione ed un suo Presidente, proclamati nel luglio da parte del vice sindaco Michele Vadacchino. Purtroppo, per motivi diversi, quel Consiglio si è arenato subito senza saper decollare, ed oggi quel Regolamento va rivisto alla luce della rinnovata legislazione ordinaria e costituzionale ma anche dei nuovi problemi emersi negli ultimi tempi».

Concludendo, «l’analisi storica contenuta nel capitolo nono del mio libro che il Comitato Temesa ha inteso spulciare senza comprenderne bene contenuti e finalità, non contraddice ma conferma l’esistenza di un problema da risolvere e risolvibile senza fare appello a politicanti esterni che stanno cavalcando l’onda del separatismo di Campora per fini diversi da quelli pensati e desiderati dai tanti residenti che non stanno riflettendo abbastanza sui pro e sui contro di una scelta separatista impossibile, arbitraria e dannosa per tutta la comunità. Seguire invece la via della discussione, del dialogo costruttivo seppure critico, della comprensione delle ragioni degli uni e degli altri, è oggi la sola scelta positiva da fare nell’interesse di ognuno e di tutti. Al Comitato voglio rinnovare l’invito ad un lungo e pacato dibattito pubblico che finora è mancato, quantunque ripetutamente sollecitato; magari anche ad un Convegno di una intera giornata, stante l’importanza della questione di portata storica che la comunità amanteana si trova ad affrontare».

stefaniasapienza@calabriainchieste.it