TRENTO – Il Tribunale di Rovereto (Trento) ha riconosciuto ha a un (ex) ragazzo di 16 anni il diritto di cambiare il proprio sesso all’anagrafe.
Paola aveva iniziato il suo percorso di transizione sessuale a 12 anni, accompagnata con intelligenza e amore dalla madre e dal padre, entrambi dipendenti pubblici. E supportata da un centro specializzato (fuori provincia), formato da psicologi e endocrinologi.
La giovane si è infatti identificata con il sesso femminile fin dall’infanzia. Una bambina nel corpo di un bambino. Una condizione che ha portato il policlinico Careggi di Firenze a diagnosticarle un “disturbo della identità di genere”.
La testimonianza della madre di Paola, intervistata dal Corriere della Sera, aiuta a capire la delicatezza della questione, affrancandola in qualche modo dai furori ideologici che ne limitano la comprensione. «Mia figlia è seguita da un centro specializzato che si trova fuori provincia, formato da psicologi e endocrinologi, che la seguono sotto l’aspetto fisico ed emotivo, non abbiamo fatto le cose alla leggera, siamo stati attenti ad avere tutte le dovute cautele per una scelta non fatta certo con leggerezza, ma siamo convinti che sia la cosa giusta per Paola, ora sta benissimo rispetto al bambino disagiato di prima. Adesso, finalmente, può proseguire nei suoi percorsi che dovrà e vorrà fare o che sceglierà di non fare, ma che non c’entrano niente con la persona, con la sua identità».