ROMA – C’è anche una deputata calabrese all’interno dell’intergruppo parlamentare di cui è presidente Michela Vittoria Brambilla. Si tratta di Simona Loizzo, già componente delle commissioni sanità e cultura di Montecitorio.

Questo importante organismo – per i diritti degli animali e la tutela dell’ambiente – è composto, oltre che dalla Brambilla (gruppo misto) e dalla Loizzo (Lega), anche da Sergio Costa (M5s) e Walter Rizzetto (Fdi), entrambi vice presidenti.

All’associazione di deputati e senatori, uniti da questa particolare sensibilità al di là delle appartenenze, hanno aderito diversi parlamentari: Isabella De Monte (Azione), Rita Dalla Chiesa (Fi), Francesca La Marca (Pd), Michaela Biancofiore (“Noi moderati”), Eleonora Evi (Avs), Julia Unterberger (Autonomie).

L’on. Simona Loizzo ha spiegato che l’intergruppo parlamentare sta già lavorando su proposte di legge sottoscritte da tutti, per raggiungere obiettivi comuni: dall’inasprimento delle pene per chi maltratta e uccide gli animali ad una riforma del codice civile al passo con i tempi”.

Insomma, i parlamentari in questione sono realmente determinati a far sentire, anche nei palazzi del potere, la loro voce e le loro ragioni in merito alla tutela dell’ambiente e dei diritti degli animali. D’altronde, come amava ripetere Mahatma Gandhi, “la civiltà di un popolo si misura dal modo in cui tratta gli animali”.

Per l’integruppo parlamentare è già arrivato un importante risultato. Si è infatti avviato l’iter della proposta di legge relativa al reato di abbandono e di maltrattamento degli animali. In particolare, il testo innalza i limiti della pena per il reato di uccisione portandolo dagli attuali “da quattro mesi a due anni” a “da due a sei anni”, mentre per quello di maltrattamento si passa dagli attuali “da tre a 18 mesi” a “da uno a cinque anni”, ma sempre accompagnati da una multa che può variare dai 5mila ai 30mila euro. Oggi la pena pecuniaria è alternativa a quella detentiva. Inoltre, la proposta di legge attribuisce al reato di abbandono le stesse pene del maltrattamento, che passano così da massimo un anno di carcere a cinque, e introduce nel codice penale le norme contro esche e bocconi avvelenati, oggi dettate solo da un’ordinanza ministeriale.

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