E’ in dirittura d’arrivo la serie (sette episodi) di Supersex, in onda su Netflix, che raccolta la vita del re del porno, Rocco Siffredi. L’attore Alex Borghi, che interpreterà il Siffredi adulto ha rivelato: «Su 95 giorni di lavoro sul set, almeno 50 erano scene di sesso», ha raccontato sul set parigino della serie Alessandro Borghi, 35 anni, che interpreta – inclusa la nudità frontale – il Rocco adulto, mentre Saul Nanni, 24 anni, sarà Siffredi da ragazzo.
Perché ha accettato di interpretare Siffredi? «Perché odio il bigottismo del nostro paese e interpretare Rocco mi pareva una grande idea per litigare con tutti». Motivi per irritare l’opinione pubblica, in tempi di estrema correttezza politica, ce ne sarebbero tanti: il porno, l’abuso del corpo femminile, le critiche arrivate a Siffredi dalle sue stesse colleghe (l’ultima in ordine di tempo, Selen: «Mi ha frustata»). Persino la città natale dell’attore, Ortona, si è ribellata lo scorso dicembre al premio che il Comune ha assegnato al suo famoso cittadino.
«C’è gente che appena sapeva che la serie era su Rocco ci negava il permesso di girare nelle loro case ha detto Borghi – Ma quando ho fatto Suburra (nei panni di un malavitoso, ndr) nessuno mi ha mai chiesto perché avessi accettato di girare un personaggio così controverso». Dalla produzione The Apartment con la Groenlandia di Matteo Rovere, tra i registi della serie insieme a Francesca Mazzoleni e Francesco Carrozzini si prova a correggere il tiro: «Nella serie ci sono sequenze forti, diciamo più plastiche, che fanno la differenza: la rappresentazione della sessualità è quasi scomparsa da cinema e tv in Italia. Ma non è solo quello spiega Rovere – Il sesso viene messo in scena, ma anche problematizzato. Racconteremo una storia che è un romanzo di formazione di un uomo che è a suo modo sintesi del contemporaneo».
Lo dice meglio la sceneggiatrice Francesca Manieri, scrittrice e attivista: «Di Rocco, anche quando fa il porno, ci interessa quello che gli succede dentro: per lui il sesso è una via di liberazione dal dolore. Ho giocato con i riferimenti a un altro Rocco (Rocco e i suoi fratelli, film di Luchino Visconti, ndr) partendo dalle sue origini, dalla morte del fratellino, da ciò che lui stesso ha raccontato. Il porno leva il sentimento, noi ce lo mettiamo».