Con circa 1500 ettari coltivati tutti in Calabria
crescono del 3% negli ultimi quindici anni le coltivazioni di bergamotto in Calabria dove si concentra la totalità della produzione nazionale e ben il 90% di quella mondiale. E’ quanto emerge dall’analisi presentata in occasione della giornata nazionale della frutta italiana nel villaggio della Coldiretti a Cosenza.
Il bergamotto, che è il frutto del Citrus bergamia, una specie appartenente alla famiglia delle Rutaceae, è formato per l’80% da acqua e ha un sapore particolare con un retrogusto di limone. Se ne conoscono tre varietà principali: il femminello, il castagnaro e il fantastico. «Un frutto medio – spiega Coldiretti – ha circa 42 calorie, è fonte di acido citrico, magnesio e flavonoidi, vitamine C e A, calcio e ferro con la potenziale capacità di ridurre i livelli di colesterolo LDL, quello comunemente definito “cattivo”».
Il bergamotto, prodotto simbolo del Made in Italy, «è una Dop che se adesso viene impiegato in diverse produzioni di alta qualità, dall’acqua di colonia al liquore Bergamino, è anche il frutto che – sottolinea Coldiretti – ha rivoluzionato la “situazione olfattiva” di diverse corti del Settecento, a partire da quella francese del Re Sole, dove sostituì i profumi forti e speziati usati all’epoca per coprire gli afrori di corpi di una nobiltà non propriamente abituata alla pulizia e all’igiene. Spruzzare l’essenza di Bergamotto sulle tempie, sul corpo e sugli abiti diventò una procedura di “sopravvivenza odorifera” per regnanti e aristocrazia di tutta Europa. Sembra che il bergamotto come olio essenziale e profumo sia stato introdotto in commercio fra il 1672 e il 1708. La prima piantagione intensiva di alberi di bergamotto fu organizzata nel 1750 lungo la costa reggina, nel fondo di Rada dei Giunchi».
Il prodotto «viene consumato in diversi modi: quando il frutto è maturo, la parte gialla può essere utilizzata per estrarre l’olio essenziale usato come aromatizzante, la parte verde del frutto acerbo viene impiegata per farne dei canditi e per estrarre l’olio essenziale impiegato in profumeria. Per ottenere un chilo di essenza occorrono 200 chili di frutti. La parte verde è anche utilizzata per la produzione di alcuni liquori e per ottenere l’essenza chiamata Neroli o Nero di bergamotto: la buccia viene messa a macerare in alcool etilico e costituisce la base del liquore denominato Bergamino o Bergamello. Il succo ricavato dal bergamotto maturo, di colore giallo, è usato dall’industria alimentare per dare una nota amara nei succhi di altri agrumi».
I frutti freschi «hanno un sapore particolare, aspro e amarognolo, non gradito a molti, ma che sta trovando una sua valorizzazione anche consumato tal quale. Il frutto quasi maturo o maturo è anche utilizzato in spicchi che sostituiscono il limone nel tè. Dai semi nasce il bergamotto selvaggio, sfruttato a volte come porta innesto al posto dell’arancio amaro. Il frutto intero può essere candito. La polpa e gli scarti della buccia, chiamati “pastazzo”, sono sfruttati come alimento concentrato per gli animali d’allevamento, come suini o bovini da carne e latte. La buccia intera del bergamotto viene impiegata anche al posto della carta da dolci oppure – continua Coldiretti – per alcuni prodotti artigianali e souvenir».
Infine: «L’olio essenziale di bergamotto è anche soggetto a falsificazioni – conclude Coldiretti – tagliandolo come sostanze meno pregiate come distillati di essenze di scarsa qualità e basso costo, ad esempio di arancia amara e di menta bergamotto e/o miscele di terpeni naturali o sintetici, o nel “ricostruire” l’essenza a partire da prodotti chimici di sintesi, colorandola con clorofille».
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