L'ospedale dell'Annunziata di Cosenza

COSENZA – Ieri, a Cosenza, il commissario straordinario dell’Azienda ospedaliera di Cosenza, Vitaliano De Salazar, è stato ascoltato in commissione sanità di Palazzo dei Bruzi per i noti problemi che affliggono la sanità territoriale, con particolare riferimento al Pronto soccorso.

Il manager ha evidenziato che “Il pronto soccorso di Cosenza ha mediamente 190/200 accessi al giorno.”

L’assessore alla salute di Palazzo dei Bruzi, Maria Teresa De Marco, ha sottolineato – a giusta ragione – che, “adesso, il punto focale è il Pronto soccorso. C’è da dire che molte persone ricorrono al dipartimento di emergenza perché non trovano risposte adeguate nella medicina territoriale. Quindi se non migliora l’organizzazione della medicina territoriale, ovviamente il flusso al pronto soccorso non può diminuire”.

Ma facciamo un po’ di analisi.

Il dipartimento emergenza urgenza – ossia la Rete Territoriale Emergenza Urgenza dell’Asp di Cosenza – ha tre Pronto soccorso di Dea di I° livello (Spoke Castrovillari, Spoke Paola/Cetraro e Spoke Corigliano/Rossano) e rientrano in tale contesto anche i Dea di II° livello: PS Acri, PS Trebisacce, PS San Giovanni in Fiore, PS Praia a Mare e ben quattro punti di primo intervento a San Marco Argentano, Lungro, Mormanno, Cariati.

Nella rete dell’emergenza urgenza del territorio sono comprese tutte le postazioni di guardia medica, i medici di famiglia e i pediatri, la Centrale operativa del 118 con le autoambulanze e l’elisoccorso.

Non è da poco l’organizzazione della rete territoriale dell’emergenza urgenza dell’Asp e per poter effettuare un’analisi completa della presa in carico del paziente, occorrerebbe leggere i numeri degli accessi ai pronto soccorso, ai PPI e alle guardie mediche, rapportando tali dati con tutte le prestazioni aggiuntive pagate, le cooperative ingaggiate e le unità di personale assunto, al fine di comprendere realmente dove sta il problema.

Il primo contatto che ha il paziente quando si sente male è il medico di base o il pediatra di libera scelta (dal sito dell’Asp, ne risultano 668) ed in tale contesto – ci si chiede – i medici di famiglia sono realmente il filtro tra il paziente e l’accesso alle cure?

La risposta a gli addetti ai lavori.

Questo dato dovrebbe essere all’attenzione del commissario Vitaliano De Salazar e del commissario Antonio Graziano e, da questo momento in poi, anche al vaglio della commissione Sanità del Comune di Cosenza.

L’organizzazione esiste ed è ben articolata: qualora medici di famiglia o pediatri non dovessero essere disponibili, subentrano i medici di guardia medica.

Le postazioni di guardia medica che operano nei giorni festivi e durante e nei giorni feriali, sono 122, ben distribuite su tutto il territorio provinciale.

Le medesime postazioni sono perennemente scoperte per carenza di medici, mentre i “camici bianchi” che vi operano non sembrano essere nelle condizioni ottimali per poterlo fare.

Le postazioni sono prive di Personal computer, di collegamento internet, di addetto alla vigilanza. E poi, ancora, si registrano: mancanza di farmaci, di defibrillatori funzionanti e pure di infermieri.

I medici di guardia medica titolari sono pochi ed ai turni sopperiscono i medici specializzandi, tantissime volte affiancati da parenti.

Sono numerose, poi, le denunce di violenze subite dai medici di guardia medica in strutture isolate ed in locali prestati dai comuni all’Asp.

I turni solitamente vanno dalle 20:00 alle 8:00 di mattina e dalle 8:00 alle 20:00 di sera.

Vengono pagati, i medici di guardia medica, all’incirca 17,00 euro ad ora, meno di una donna delle pulizie, con tanto di rispetto per tale figura professionale, ma la professionalità richiesta per l’attività di guardia medica è una laurea di 6 anni, iscrizione all’albo professionale, oltre alla responsabilità che il professionista si assume nella gestione del paziente, assicurazione ed altro.

Tutto ciò non rende di sicuramente appetibile lavorare in questi presidi.

Sono tante, poi, le postazioni di guardia medica scoperte e l’Asp di Cosenza non ha previsto nulla per poter adeguare questo servizio, fondamentale a non intasare il Pronto soccorso dell’Annunziata.

Per non parlare della Centrale operativa del 118, sottodimensionata e priva perfino di autisti per le autoambulanze.

Bene ha fatto, dunque, la commissione Salute del Comune di Cosenza, presieduta dal sindaco Franz Caruso, ad ascoltare le istanze del commissario De Salazar, il quale si ritrova un Pronto soccorso con medici che ogni giorno, per tutti i giorni dell’anno, devono sopperire alla richiesta di assistenza media di 200 pazienti.

Il personale del Pronto soccorso dell’Annunziata risponde ad una popolazione di 69.484 (dati istat) abitanti della provincia di Cosenza con un numero di accessi all’incirca 70.000 all’anno.

Il Decreto del Ministro della salute del 2 aprile 2015 n.70 definisce gli standard dell’assistenza ospedaliera, ed individua le diverse tipologie di strutture deputate a rispondere alle necessità d’intervento urgente e le articola su quattro livelli di operatività:

Ospedale sede di Pronto Soccorso: La funzione di pronto soccorso è prevista per un bacino di utenza di 80.000 – 150.000 abitanti, un tempo di percorrenza maggiore di un’ora dal centro dell’abitato al Dea di riferimento e un numero di accessi annuo appropriati superiore a 20.000 unità.

Ospedale sede di D.E.A. di I Livello: La funzione di pronto soccorso è prevista per un bacino di utenza di 80.000 – 150.000 abitanti, un tempo di percorrenza maggiore di un’ora dal centro dell’abitato al Dea di riferimento e un numero di accessi annuo appropriati superiore a 20.000 unità.

Ospedale D.E.A. di II Livello: La struttura sede di DEA di II Livello serve un bacino di utenza compreso tra 600.000 e 1.200.000 abitanti, con numero di accessi annui appropriati superiore a 70.000.

Presidio ospedaliero in zona particolarmente disagiata: previsti per i presidi ospedalieri di base per zone particolarmente disagiate, distanti più di 90 minuti dai centri hub o spoke di riferimento.

Il Ministero della Sanità con il Dm del 13/9/88 definisce gli standard del personale ospedaliero recependo il principio dell’Oms della graduazione dei servizi secondo l’intensità delle cure, rapportando il personale alle caratteristiche delle diverse specialità ospedaliere.

La legislazione fissa l’obbligo di definire il fabbisogno di personale attraverso la rilevazione del carico di lavoro. Nella realtà quello che tuttora prevale è la necessità di contenere i costi, in quanto la Calabria è ancora in Piano di rientro, per questo, invece che la rilevazione dei carichi di lavoro, sono utilizzati indicatori ricavati da percorsi di negoziazione basati sulle vecchie norme. Mentre dovrebbe essere fondamentale garantire la sicurezza nelle cure dei pazienti (riducendo gli esiti negativi rilevanti), ridurre il fenomeno delle cure mancate, incrementare la sicurezza dei professionisti ed il benessere organizzativo.

Quindi sarebbe opportuno riformulare il numero dei medici, degli infermieri e degli Oss presenti in Pronto soccorso.

I medici e gli operatori del Pronto soccorso sarebbero dunque le vere vittime di un sistema sanitario mal gestito ed organizzato. Hanno accettato di lavorare in condizioni disastrose, sottoposti a ingiurie, stress e condizioni operative disumane.

Durante la pandemia del Covid i medici del Pronto soccorso di Cosenza sono stati gli unici a garantire le cure a tutti ed oggi metterli alla gogna per responsabilità che non sono loro non appare giusto.

Come ha detto il commissario De Salazar, pertanto, “l’Ospedale di Cosenza ha la funzione di Hub più importante della provincia; un Hub nel quale si devono fare cose serie, tralasciando le cose meno impegnative di cui devono occuparsi gli Spoke e tutta la rete territoriale”.