TORTORA (Cs) – E’ stato lo stesso Francesco Prisco, ucciso giorni fa a colpi di fucile calibro 12, a riferire ai carabinieri non solo i nomi del killer e degli altri due componenti del commando di fuoco, arrestati questa mattina su richiesta del procuratore capo di Paola, Pierpaolo Bruni (https://www.calabriainchieste.it/2023/03/16/omicidio-di-tort…o-stati-loro-tre/) con l’accusa di omicidio volontario, quanto anche le pesanti minacce di morte ricevute, poi concretizzate nella notte del 27 febbraio scorso.
Minacce che Michele Tufano detto “il Micione” avrebbe proferito in presenza di un testimone che, ascoltato dai carabinieri ha confermato tutto.
Prisco, ferito all’addome e agli arti, dopo aver fatto i nomi ai carabinieri di Scalea di Angelo Lentini, Jonathan Russo e Michele Tufano (tutti odierni arrestati), spiegando che ad esplodere i colpi di fucile è stato proprio quest’ultimo, alias “il Micione”, ha raccontato ai carabinieri di Cosenza, giunto all’ospedale dell’Annunziata, dove il ferito era stato trasportato, che si era incontrato con Michele Tufano presso un bar di Praia a Mare e, alla presenza del testimone, aveva ricevuto minacce di morte dal “Micione” (testualmente “ti devo sparare”).
E prima di finire vittima dell’agguato, Francesco Prisco aveva incontrato un soggetto di Maratea meglio noto come “il cugino” il quale avrebbe dovuto cedergli della droga in quanto non poteva incontrare il Tufano proprio perché aveva avuto con lui un litigio.
Litigio e minacce di morte confermate anche dal testimone.