Un'aula di udienza

BELVEDERE MARITTIMO (Cs) – Giovane imprenditrice assolta per il reato di falso per l’ammissione al patrocinio legale a spese dello stato. Per il Tribunale di Paola il fatto non sussiste.

Una giovane imprenditrice di Belvedere Marittimo N.A., 33 anni, è stata assolta dal Tribunale di Paola dall’accusa di falso per l’ammissione al patrocinio legale a spese dello stato, perché per il giudice il fatto non costituisce reato.

Questi i fatti. Lo scorso anno la trentatreenne era stata denunciata dalla Tenenza della Guardia di Finanza di Cetraro per aver dichiarato falsamente, nell’istanza di ammissione al patrocinio a spese dello Stato presentata il 14 ottobre 2021 nell’ambito di un procedimento penale pendente nei suoi confronti, la sussistenza delle condizioni di reddito previste dalla legge per poter ottenere il beneficio statale. Fatto recentemente definito con archiviazione per intervenuta oblazione.

Secondo i finanzieri di Cetraro, N.A., nell’istanza aveva dichiarato, così come riferito dal suo commercialista, di aver percepito nell’anno 2020 un reddito di Euro 7.683, mentre aveva percepito ulteriori redditi e/o contributi esenti, non indicati nell’istanza.

In particolare, una somma di 4.036 euro derivante da immobili posseduti e non locati ed altri 4.200 di contributi erogati dallo Stato per l’emergenza epidemiologica da Covid-19, per un totale di 15.919 euro, superando il limite reddituale di 11.746,68 euro previsto per legge.

La Procura della Repubblica di Paola, all’esito delle indagini preliminari, aveva chiesto al Giudice delle udienze preliminari del Tribunale di Paola il rinvio a giudizio della donna affinché rispondesse del reato di falso nella dichiarazione sostitutiva di certificazione, punito con la reclusione da uno a cinque anni e con una multa da 309,87 a 1.549,37 euro, aumentata se dal fatto sia conseguito l’ottenimento o il mantenimento del beneficio.

In sede di udienza preliminare però i difensori dell’imputata, Curatolo e Quintieri, hanno chiesto al Giudice, Roberta Carotenuto, il processo con rito abbreviato condizionato ad una integrazione probatoria. Nello specifico, l’interessata aveva dichiarato la somma di 7.683 euro per come riferitole dal proprio commercialista, a cui si era rivolta per conoscere la propria situazione reddituale nel 2020.  La stessa, specificava che solo per errore non aveva indicato le ulteriori somme (il reddito simbolico di 4.036 euro per immobili posseduti e non locati ed il reddito di 4.200 Euro per aiuti Covid), ritenendo che fossero già incluse nella somma di 7.683 euro indicata dal suo consulente fiduciario come reddito complessivo conseguito.

Per i difensori, quindi, la giovane belvederese, doveva essere assolta perché il fatto non costituisce reato per assenza del dolo, anche perché la normativa fiscale essendo molto complessa ed è quindi possibile che il richiedente il beneficio (ed addirittura il suo commercialista come nella fattispecie), siano caduti in errore sul calcolo o sulla identificazione dei redditi da inserire nella dichiarazione.

Il pm Maria Porcelli, sostituto procuratore della Repubblica di Paola, al termine della sua requisitoria insisteva, invece, nel chiedere la condanna dell’imputata al minimo della pena detentiva e pecuniaria stabilita, ritenendo colpevole la donna. Il Giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Paola, Roberta Carotenuto ha, invece, rigettato la richiesta della pubblica accusa assolvendo N.A. perché il fatto non costituisce reato per mancanza del dolo, non essendo prevista la punibilità del falso a titolo di colpa.

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