I familiari di Ivan Barone
prendono le distanze dal loro congiunto che dallo scorso 6 settembre è divenuto di fatto un collaboratore di giustizia. In particolare la famiglia «non condividendo tale valutazione personale sulla scelta di vita che intraprenderà», ha comunicato attraverso il web che intende in relazione a ogni situazione che sarà rappresentata all’autorità giudiziaria».
L’indagato nell’inchiesta della Dda di Catanzaro denominata “Reset” è considerato «partecipe dell’associazione» degli Zingari di Cosenza. Secondo quanto emerso dalle indagini, Barone si sarebbe reso «sempre disponibile per la commissione di specifiche azioni esecutive del programma associativo ed in particolare funzionali al traffico di sostanze stupefacenti».
Non solo. Il pentito è coinvolto anche in una serie di condotte legate alla richiesta del “pizzo” ad alcuni commercianti e poi nell’incendio della saracinesca di una pizzeria. Atti compiuti per costringere il titolare dell’esercizio commerciale a consegnare una somma di denaro. Ivan Barone, in qualità di partecipe dell’associazione, era tra i principali spacciatori e uomo di assoluta fiducia all’interno del sodalizio, avendo buone capacità “commerciali”: in grado di vendere lo stupefacente.
Inoltre sarebbe stato a piena disposizione del gruppo anche per altri compiti logistici di trasporto e detenzione dello stupefacente del gruppo dei Banana. E’ uno dei pochi partecipi ad avere anche libero accesso nei luoghi in cui gli Abbruzzese nascondono, preparano o confezionano la droga.