CETRARO (Cs) – Duro atto di accusa ai politici e ai vari amministratori di Cetraro che si sono susseguiti nel corso degli anni, dalla chiusura dell’ex Emiliana tessile ad oggi, da parte dei 37 ex lavoratori. Per loro solo tante promesse di reinserimento lavorativo rimaste solo sulla carta.
«Non possiamo tacere – fanno sapere gli ex lavoratori della tessile in una lettera ai cittadini – la circostanza che le forze politiche locali ci abbiano completamente dimenticato e non abbiano mai, nel corso degli ultimi anni, avallato alcun progetto industriale nel sito in questione, compreso quello che prevedeva l’impianto di un’industria di trasformazione nel settore dell’agro alimentare».
«I tanti politici che, in vari consigli comunali, hanno, più volte, dichiarato di essere sensibili alla situazione che viviamo sono gli stessi che hanno poi votato il cambio di destinazione d’uso del sito. Senza dire di quella forza politica che non si è presentata in consiglio comunale.
Tale cambio di destinazione d’uso (se lecito lo stabilirà la Magistratura) mette, però, una pietra tombale sulla speranza di un rilancio industriale ed un nostro reinserimento nel tessuto produttivo».
La vicenda del cambio di destinazione d’uso dell’ex tessile è all’attenzione dell’Antimafia di Catanzaro, della Procura di Paola e della Guardia di Finanza di Cetraro dopo il recente esposto dei 37 ex lavoratori.
Esposto che segue gli altri due presentati alle stesse Procure nel 2017 e nel 2020 per fare chiarezza sulle modalità e le circostanze sospette del passaggio di proprietà dell’immobile sede dell’ex azienda dall’imprenditore Marani alla società “Vela Latina” per una cifra irrisoria rispetto al suo valore legale, giustificata, anche fiscalmente, dalla promessa di riassumere i trentasette lavoratori rimasti senza lavoro. Ma da allora nulla è stato fatto. E così le ex maestranza hanno citato in giudizio davanti al Tribunale di Paola la società “Vela Latina” nonché personalmente gli imprenditori Citrigno ed Aquino (giudizio è pendente)
Intanto, i lavoratori vogliono sapere «quali interessi personali ci siano dietro quanto accaduto e se la volontà di chi ha approvato la trasformazione non sia stata condizionata anche da minacce di azioni legali.
E questo mentre noi operai ancora combattiamo in Tribunale, da anni, per ottenere un equo risarcimento da chi, acquistato l’immobile ove aveva sede la “Emiliana Tessile” per una cifra quasi ridicola, ottenuta con la promessa di una nostra riassunzione, ha poi voluto, per ragioni di interesse, fare scelte diverse. Ancora una volta in danno di noi operai. Senza coinvolgerci in alcun modo e senza prendere neanche in considerazione il nostro reinserimento come occupati nelle nuove realtà.
Ma ancor di più addolora il cinismo – sottolineano i 37 ex lavoratori – di chi, di fronte al dramma di trentaquattro famiglie, fa sfoggio di tracotanza impunita con manifesti ed altro irridenti ai lavoratori.
Sembra proprio che la politica locale voglia tenere noi lavoratori come una zavorra, in ostaggio, da utilizzare per eterni corsi di formazione professionale senza sbocchi, più utili a chi li gestisce che a noi.
Noi operai non siamo contro nessuno.
Ma non ci vengano a dire che quello che è accaduto sia “sviluppo” mentre ci si disinteressa alle tematiche fondamentali per lo sviluppo del paese. Ci riferiamo all’ordine pubblico, al porto insabbiato, l’ospedale allo sbando etc.. Ma andremo ancora avanti, in tutte le sedi, perché non possiamo darla vinta agli interessi privati, alla corruzione e all’arroganza».
fiorellasquillaro@calabriainchieste.it