COSENZA – L’atto aziendale della struttura ospedaliera di Cosenza, proposto e adottato dal commissario Vitaliano De Salazar con delibera numero 171 del 17 marzo scorzo, poi di fatto “annullato” con provvedimento emesso in pari data dal commissario ad acta Roberto Occhiuto (nota protocollo 126551 del 17 marzo) viene letto da autorevoli addetti ai lavori, da noi raggiunti telefonicamente in questi ultimi giorni, come un “declassamento” dell’Hub Dea di II Livello di Cosenza, ridotto – le opinioni raccolte da Calabria Inchieste convergono tutte su questa tesi – ad un ospedale Spoke.
Vediamo perché.
Ci si chiede, intanto, se il documento programmatico dell’attività dell’Azienda Ospedaliera e Policlinico Universitario dell’Annunziata, sia stato varato tenendo conto delle necessità della popolazione o, al contrario, per soddisfare le esigenze della politica e dei potentati locali (come spesso accade quando nelle vicende della sanità entrano in gioco parentele e interessi elettorali) o, in terza ipotesi, andando a soddisfare sia una condizione e sia l’altra.
Ma andiamo avanti.
Secondo una prima lettura critica, di stampo tecnico-politico-sindacale dell’atto aziendale, emerge un dato: alcuni sindacati filo-potere sarebbero stati accontentati mediante l’attribuzione di nuove strutture complesse e/o il mantenimento di quelle già presenti. I loro iscritti hanno gioito fino a quando l’atto non è stato superato dalla nota del commissario Occhiuto.
Per gli addetti ai lavori, infatti, non è difficile risalire al nome e al cognome dell’incaricato baciato dalla fortuna. Dove non è possibile attribuire una unità operativa complessa, si potrà comunque attribuire al designato di turno una prestigiosa poltrona cosiddetta di “incarico di altissima professionalità”, di valenza economica pari a quella di un primario. Riuscendo, in tal modo, a resuscitare qualche medico dall’oblio, trasferito per diversi anni al risk management e poi ricollocato in neonatologia, sempre sotto l’ala protettiva delle grandi sigle sindacali.
Tale tipologia di incarico di altissimo rilievo è il secondo che viene affidato nella Regione Calabria, il primo è stato assegnato sempre dallo stesso commissario De Salazar a un “camice bianco” distintosi per “l’attività chirurgica” (così si dice, anche se c’è chi sente odor di clientela), ormai a pochi mesi dalla pensione.
Tuttavia, c’è chi fa notare: “come avrebbero potuto, i referenti di turno, fare torto al cognato del presidentissimo?” Ne prendiamo atto. E andiamo avanti.
Non si è voluto fare torto neanche all’onorevole di dispensatrice di baci e abbracci ed ai suoi fedeli sostenitori, lasciando in piedi la struttura complessa da lei seguita, a distanza, nonché le due strutture dipartimentali dove vi sono interessi (anche parentali) diretti.
Ma l’operazione meno gradita è lo smembramento della tanto vituperata struttura complessa di Terapia Intensiva (Anestesia e Rianimazione) che, nonostante il decreto ministeriale numero 70 del 2015, è stata depotenziata, indebolendo di fatto l’ospedale Hub Dea di II livello di Cosenza, ridotto al pari di una struttura di periferia.
La più grande Terapia Intensiva della provincia di Cosenza con 44 posti letto per pazienti critici (in fase di attivazione, al momento ne sono presenti solo 3) e 4 posti letto di Terapia Intensiva pediatrica, è stata dunque ridimensionata.
Trattasi, peraltro, dell’unica Terapia Intensiva che è riuscita a dare risposte sanitarie durante la pandemia covid in tutta la provincia, senza alcun sostegno da parte delle Rianimazioni delle Periferie e che ha dato risposte sanitarie anche ai pazienti pediatrici affetti da covid di tutta la Regione Calabria.
Decreto ministeriale, quello citato poc’anzi, noto al commissario De Salazar, avendolo rispolverato poco tempo fa allorquando attribuiva l’etichetta di Trauma Center all’Ospedale di Cosenza (come i grandi Ospedali del Nord), disponendo con ordine di servizio n.1 del 25 febbraio scorso la presenza in Pronto soccorso h24 delle figure specialistiche del cardiologo, del chirurgo d’urgenza, dell’ortopedico e, soprattutto, dell’anestesista rianimatore.
L’Uoc di Terapia Intensiva, alla luce del nuovo atto aziendale, è stata scissa in due strutture dipartimentali: una all’interno del dipartimento di Emergenza; l’altra interna al dipartimento di Chirurgia. Strutture prive di autonomia, limitando così l’attività degli anestesisti nel campo del proprio dipartimento.
Passano in sordina, poi, nel medesimo atto, il Dipartimento materno infantile con la presenza in particolare dell’ostetricia, centro di riferimento almeno per la provincia di Cosenza delle gravidanze a rischio, dove non poco tempo fa si effettuava la partoanalgesia, ridotta durante il periodo covid e ripresa con difficoltà e spirito di abnegazione dagli stessi anestesisti, che oggi per la carenza di personale medico verrà eliminata, nonostante sia un Lea da dover fornire.
Le stesse attività non direttamente legate ad interventi chirurgici saranno caratterizzate, si presume, da programmazione o esecuzione difficoltose (come sedazioni in Risonanza magnetica, gastroscopia, etc) e, al contempo, appare difficile mantenere quelle capacità e standard degli anestesisti rianimatori raccomandati dalle stesse Società Scientifiche (come indicati dalla Siaarti e dalla Sarnepi).
Ma v’è dell’altro.
Anche la “Brest Unit”, da poco inaugurata, con tanto di maglioncino rosa difronte le telecamere per sponsorizzare le iniziative contro il tumore al seno, viene ridotta nel nuovo atto a mera struttura semplice.
L’atto aziendale, insomma, piace ai potenti e ai loro amici, meno a chi opera nelle strutture ed è privo di sponsor.
Ma ora è stato messo tutto in discussione, a seguito della comunicazione del presidente Occhiuto del 17 marzo che ha rinviando la riformulazione degli atti aziendali alla successiva elaborazione della Rete Ospedaliera e Rete territoriale.
Al dottor De Salazar verranno quindi proposte correzioni di merito, sempre che riesca a recepire tali input, libero da influenze politiche.
Ma un quesito, alla luce di tale prospettazione, sorge lecito: il commissario De Salazar ha contezza della nuova rete ospedaliera che Occhiuto sta elaborando (magari qualcuno gliel’ha spifferato) o dà poco peso all’importanza dell’Ospedale che sta dirigendo?
Le criticità, allo stato, permangono, e non solo al Pronto Soccorso, visto che la farmacia ospedaliera non effettua acquisti di farmaci e device infungibili e necessari per l’attività dei medici.
Noi, comunque, siamo qui (info@calabriainchieste.it), ove mai qualcuno avesse qualcosa da dire. Lieti (e, perché no, grati) di ospitare contributi di parte.