Un volatile morto a causa del virus

Influenza aviaria, oltre 200 focolai nel mondo negli animali, infettati o uccisi 200 milioni di uccelli e migliaia di mammiferi, compresi visoni in Spagna, foche negli Stati Uniti, leoni marini in Sud America e delfini nel Regno Unito. E già tre casi nell’uomo nel 2023.

Aumentano così i rischi di contagio per l’uomo, anche se i produttori di vaccini anti influenza sperimentano e lanciano nuovi farmaci dicendosi pronti ad affrontare un’eventuale pandemia di H5N1. Fra queste troviamo Moderna, GSK e Sanofi, nomi che hanno tenuto banco durante l’epidemia mondiale di Covid. Sanofi, in particolare, ha già forti scorte di vaccini per il ceppo già noto del virus H5N1 che potrebbero servire come base per realizzare il vaccino per la nuova variante.

La situazione viene seguita con grande attenzione dall’Organizzazione mondiale della Sanità in patrticolare dopo la morte di una bambina cambogiana di 11 anni: gli scienziati di Phnom Penh hanno tuttavia affermato, dopo aver sequenziato il virus, che non si tratta di quello che ha causato nel mondo epidemie mortali negli uccelli selvatici e domestici. Però la capacità del virus di mutare rapidamente e passare dagli uccelli ai mammiferi ha iniziato a preoccupare gli esperti. Attenzione anche per un caso analogo in Cina e un altro in Perù.

Il salto di specie (in inglese spillover) è un processo naturale per cui un elemento patogeno degli animali evolve e diventa in grado di infettare, riprodursi e trasmettersi all’interno della specie umana. Tre casi di influenza aviaria H5N1 nell’uomo, «una bimba deceduta in Cambogia» – anche il papà era stato contagiato, ma asintomatico – «una donna nella provincia dello Jiangsu (Cina), e un caso in Ecuador, hanno evidenziato la possibilità che si potesse essere verificato un nuovo evento di ‘spillover’ (o salto di specie), tuttavia i dati analizzati suggeriscono che quelli riportati sono casi umani autolimitanti, senza salti patogeni tra le specie».