Rapani, Straface e Caruso

COSENZA – Nelle settimane scorse, come si ricorderà, su “Calabria Inchieste” abbiamo riportato una serie di interventi autorevoli e qualificati relativi alla sanità del territorio della provincia di Cosenza, con particolare riferimento a stabilizzazioni e posti di lavoro per giovani disoccupati calabresi.

Abbiamo raccolto, con molto piacere, le dichiarazioni diffuse dal senatore Ernesto Rapani, in quota Fratelli d’Italia, che plaudiva al via libera dell’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza al piano di consolidamento degli organici, attraverso la stabilizzazione del personale già in servizio.

Lodi sperticate sono state rivolte da Rapani, in merito alla questione, al commissario dell’Azienda, Antonio Graziano, dimenticando di menzionare, forse anche volutamente, il buon lavoro svolto dal cognato dello stesso senatore, ottimo direttore sanitario.

Anche l’onorevole Pasqualina Straface, presidente della commissione Sanità della Regione Calabria, ha contribuito a dispensare parole mielose per questo importante risultato, raggiunto attraverso l’emendamento del mille proroghe, sostenuto a livello nazionale proprio dai Fratelli d’Italia.

Si è parlato, tra l’altro, dell’espletamento di nuovi concorsi che saranno banditi, a dire del consigliere regionale calabrese, molto presto.

Insomma, gli slogan politici configurano una situazione estremamente positiva in riferimento al problema delle assunzioni nella sanità, che potrebbe essere risolto definitivamente da qui a poco tempo, almeno per quanto riguarda l’Asp cosentina, bacino elettorale sia di Rapani e sia di Straface.

Ma se si guarda con maggiore profondità alle questioni sollevate dalla politica a vari livelli, emerge che la procedura della stabilizzazione era già in corso.

Si parla, infatti, di unità lavorative precarie già presenti nel circuito sanitario e da stabilizzare necessariamente.

Lavoratori che, come si ricorderà, sopperivano alla carenza del personale anche prima della pandemia Covid. Quindi, nei fatti, non c’è ancora traccia del tanto sospirato nuovo personale.

Gli organici dell’Azienda sanitaria provinciale cosentina, per consistenza, sono rimasti sempre gli stessi. La sanità, almeno da queste parti, malata era, e malata rimane.

Anche la pubblicità di nuovi concorsi appare inverosimile, in quanto – com’è noto – vanno portati ad esaurimento gli scorrimenti delle graduatorie che sono in essere in tutto il territorio regionale.

L’aspetto che lascia ancora più perplessi, poi, è che le graduatorie in essere riguardano le figure più pregnanti della sanità (operatori socio sanitari e infermieri in primis) e, pertanto, ci si chiede: slogan a parte, è possibile avere una lista di unità di personale già assunto (stabilizzati a parte) e di concorsi già banditi?

La carenza di personale sanitario è, infatti, un male che si trascina da anni, con piante organiche bloccate dal piano di rientro per cui gli stabilizzati, di cui parlano e si vantano i politici, continueranno a non coprire il fabbisogno necessario per far funzionare correttamente gli ospedali.

Per anni le assunzioni sono state bloccate ed i meccanismi incentivanti al pensionamento (vedi quota cento e simili) hanno depauperato le piante organiche.

Nell’ex tavolo “Adduce” che si è riunito il 21 marzo scorso bisogna fare i conti con quello che non è stato fatto: uno dei tanti argomenti da trattare per il commissario della nostra regione sarà proprio quello delle assunzioni, quelle “vere”, più volte sollevate dallo stesso tavolo.

L‘Asp di Catanzaro era stata indicata come capofila per un concorso unico regionale per l’area della emergenza urgenza in attesa della nascente Azienda Zero, che però stenta a partire. Anche qui, al momento, e all’orizzonte, nulla di fatto per le assunzioni in sanità.

Se proviamo a girare lo sguardo verso l’Azienda ospedaliera di Cosenza, poi, riscontriamo che è in perenne carenza di personale, ed anche se la politica cosentina – su tutti il sindaco Franz Caruso – osanna il commissario Vitaliano De Salazar, il problema persiste ed è grave.

Servono fatti, anziché parole e cerimonie.

Il commissario De Salazar più volte ha sciorinato tutti i numeri messi in campo, citando 22 azioni di risanamento e altrettante in itinere che, secondo lui, hanno dato un nuovo volto all’Annunziata (a proposito: la nuova postazione Info Point è spesso chiusa).

Ed il sindaco Caruso, di fronte a questi numeri e alle promesse per un futuro più roseo, sembra essersi addirittura intenerito, esprimendo fiducia e, soprattutto, compiacimento per i risultati raggiunti da De Salazar.

Il Pronto soccorso, invece, continua a essere ridotto malissimo: da mesi non riesce a decollare, con centinaia di richieste di intervento al giorno e una riorganizzazione precaria, nonché strutture prive delle unità di personale necessarie.

Le nuove assunzioni di cui ha parlato tempo fa il commissario risalgono alla precedente gestione e, comunque, non bastano per sopperire le deficienze del sistema.

L’approccio al malato è poi tutto un programma, facendo attendere degenti e parenti per ore e ore, molte volte senza una reale soluzione del problema (i casi di questi ultimi giorni ci insegnano qualcosa).

Ben vengano, quindi, passerelle e belle parole della politica a vari livelli, compresi quelli degli amministratori comunali di Cosenza (a volte c’è bisogno anche del “volemose bene”), ma solo quando si potranno registrare risultati concreti, visto che il Sindaco è responsabile della condizione di salute della popolazione del suo territorio e ad esso sono affidati i poteri di programmazione e di giudizio rispetto alla gestione dell’Azienda ospedaliera e dell’Azienda sanitaria provinciale.

Pretenda, dunque, il primo cittadino, risultati immediati e reali circa il potenziamento e rilancio del pronto soccorso affinché l’ospedale dell’Annunziata non si trasformi in nosocomio da campo.

Quando ciò accadrà – se accadrà – noi saremo i primi a rendere noti i risultati ed elogiare i protagonisti di ogni singolo provvedimento.