CETRARO (Cs) – Noi con l’Italia bastona il sindaco di Cetraro Ermanno Cennamo e lo invita a riflettere sull’opportunità di fare un passo indietro per il bene della città visto che ormai la sua maggioranza mostra segni profondi di cedimento.
«Si resta sbigottiti di fronte alle patetiche esternazioni di sdegno e di risentimento del sindaco di Cetraro che non tollera alcun giudizio politico dall’opposizione – attacca il coordinatore di Noi con l’Italia, Pino Losardo – Se poi, alle sue doglianze, lo stesso primo cittadino unisce la sua riconosciuta vocazione a camuffare la realtà, nel sublime tentativo di distrarre l’attenzione dell’opinione pubblica dalle responsabilità amministrative, certe e fallimentari, che gli appartengono tutte, allora vuol dire che siamo in presenza di una “mania di persecuzione”, che richiede altri rimedi».
Il sindaco, in particolare, «si lamenta delle giuste reprimende da parte dell’irreprensibile e intemerato consigliere di minoranza, Massimiliano Vaccaro e dalla solerte capo-gruppo di “Forza Italia”, Gabriella Luciani. Di quale altro privilegio, forse caso unico in Italia, avrebbe voluto godere il capo di un’amministrazione “nemica”, diverso da quello di essere risparmiato dall’intera opposizione consiliare? Gli altri tre consiglieri di minoranza sono forse impegnati, fin dall’inizio della consiliatura, in imperscrutabili e trasversali disegni di collaborazionismo con il potere? – si chiede Losardo.
“Intanto, giunto ormai al terzo anno di mandato, e non avendo di fronte alcuna prospettiva di risanamento delle finanze comunali, se non il dissesto economico-finanziario dell’Ente, è veramente incredibile che il capo dell’amministrazione comunale passi il suo prezioso tempo a denunciare, “attacchi ingiusti e gratuiti all’operato della sua amministrazione”».
«Lo stesso sindaco, nel suo drastico e perentorio intervento del 12 marzo scorso ammonisce un suo probabile avversario “a non puntare il dito sui ritardi di attuazione dei progetti, sui ritardi di interventi manutentivi e sulla scarsità delle risorse economiche”(?), (addossando le colpe alla burocrazia”).
Nella sua ingenuità – sottolinea Losardo – il sindaco non immagina, che i più veri e feroci incursori e giustizialisti li ha proprio in casa. Quando, nella stessa occasione, si infuria in modo veemente contro coloro che non hanno alcun rispetto del “suo impegno e, poi, della passione, dell’entusiasmo, delle rinunce e dell’intenso lavoro al servizio della comunità di tutta la sua amministrazione”, non pensa al fatto che i “veri Giuda”, per sua sfortuna, si annidano in quel variopinto accozzo di identità politiche e tessere elettorali “ad personam” di stanza, nel “Palazzo di città”».
Nei giorni scorsi, proprio questo “variopinto accozzo”, «gli ha portato il conto con un’unanime richiesta di azzeramento dell’esecutivo. Motivandolo, naturalmente, con gli scarsi e fallimentari risultati raggiunti in quasi tre anni di governo della città. E se sono gli stessi amici e sodali ad emanare tali giudizi, come può, un capo dell’esecutivo a sostenere il contrario davanti al popolo sovrano?». E aggiunge: «A chi, quest’ultimo, darà ragione? Se poi, a questa drastica sentenza si unisce l’integerrimo comportamento del vicesindaco, che abbandona la nave in tempesta con la più banale e misera delle motivazioni, del “non riconoscersi più nelle posizioni dell’amministrazione a cui appartiene”, significa, inesorabilmente, che tutto è compiuto.
La massima istituzione pubblica della nostra città sta cadendo progressivamente ed inesorabilmente a pezzi. Almeno il sindaco la privi, della sua retorica supplicante di misere indulgenze e comprensioni sociali, come riconoscimento della sua incessante dedizione al bene della nostra città. Consideri, ancora, che, dovendo iniziare daccapo una nuova procedura di risanamento delle finanze comunali, per il fallimento da Lei ottenuto nella prima edizione, i tempi previsti dall’ordinamento degli Enti locali presuppongono quasi la fine dell’attuale consiliatura.
Il sindaco – conclude Losardo – mediti, sull’opportunità di fare veramente del bene alla nostra città, e ne tragga, se vuole, le dovute conseguenze».
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