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Siviglia e Santelli di Italia Viva: “L’attacco alle donne rom è becero populismo”

"Si perde un’occasione di civiltà umana, prima che giuridica, accantonando un provvedimento condiviso che avrebbe dovuto portare a non avere più bambini innocenti in carcere"

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Un istituto di pena

CATANZARO – “L’attacco alle donne rom è becero populismo. Si perde un’occasione di civiltà umana, prima che giuridica, accantonando un provvedimento condiviso che avrebbe dovuto portare a non avere più bambini innocenti in carcere e che ora, invece, patisce una grave regressione culturale e concettuale, per di più con la nefasta prospettiva di peggiorare l’attuale situazione delle donne detenute madri e dei loro bambini”.

E’ quanto dichiarano gli avvocati Agostino Siviglia e Francesco Santelli, responsabili Giustizia Italia Viva Calabria.

“Si rammenta che ad oggi in carcere ci sono 22 madri con 24 bambini e che le uniche due “case famiglie” esistenti sul territorio italiano si trovano a Milano e Roma“, aggiungono i due professionisti. “Le altre mamme detenute con figli – ricordano – si trovano negli appositi Icam (Istituti a custodia attenuata per detenute madri), che sono comunque strutture detentive”.

“Quella carceraria, quindi, è una condizione che riguarda poche decine di donne e bambini e che proprio per questo merita una positiva risoluzione e non la “categorizzazione” delle donne rom, in quanto rom”, spiegano ancora.

“Esistono principi di civiltà giuridica e costituzionale – evidenziano ancora i due avvocati – che rendono sempre prevalente il benessere del bambino rispetto ad altre considerazioni che possono pure essere rilevanti, ma che, di certo, trovano nel nostro ordinamento giuridico strumenti specifici per intervenire, senza cedere a ciechi rigurgiti repressivi”.

E concludono: “E’ il caso di rammentare che la responsabilità penale è personale e che la politica invece di avanzare proposte di legge retrograde e populiste, farebbe bene a ritrovare il senso che dovrebbe ispirarla, a partire proprio dal benessere dei bambini innocenti e dalla tutela della genitorialità, senza rinunciare a sanzionare le responsabilità personali, ma senza invocare ad esimente strampalate tesi di “genetica criminale” per soddisfare una sete di giustizia tanto insensata quanto populista e disumana”.