Cari studenti del Sud
, se oggi ci fosse Pasolini credo che vi invierebbe una lettera molto significativa, simile a quella indirizzata agli studenti di Valle Giulia nel giugno del 1968 ma con significati e finalità ben diversi, che reciterebbe più o meno così: “Cari studenti del Sud, maledetto sia il vostro silenzio e quello dei vostri professori! State dormendo troppo e da troppo tempo, svegliatevi perché l’aria è grave, la campana sta suonando a morto e vi sta chiamando a raccolta; il nemico è alle porte e sta per invadere le vostre case, le vostre città, le vostre Regioni; egli sta già uccidendo il vostro futuro e quello dei vostri figli e quello dei figli dei vostri figli, ma voi continuate a dormire. Il fatto storico più importante dopo quello del 1861 stà per concludersi; tra un paio d’anni l’Italia unita non ci sarà più perché le Regioni ricche del Nord stanno portando a termine il progetto della “Lega nord per l’indipendenza della Padania” che si chiama oggi “Autonomia differenziata” con cui le Regioni più ricche del nord si staccheranno di fatto da quelle più povere del sud, mentre lo Stato centrale perderà la funzione di garanzia dell’eguaglianza dei diritti tra tutti gli italiani. Le Regioni più ricche tratterranno per sé la maggior parte delle risorse colà prodotte e le utilizzeranno soltanto per i propri cittadini lasciandone una minima parte allo Stato che così non potrà più aiutare i suoi figli meno fortunati.
Cari studenti del Sud, voi abitate in queste Regioni più povere le quali, ricevendo meno risorse dallo Stato, avranno meno soldi per la vostra scuola, per la sanità pubblica, per i servizi comunali, per gli asili, per l’assistenza; a voi toccheranno scuole peggiori, ospedali peggiori, maggiore disoccupazione, pessimi servizi sociali, mentre i vostri colleghi ed amici del nord avranno scuole ed ospedali più moderni, condizioni di vita migliori, diverse e migliori possibilità di lavoro che, per converso, verrà negato a chi come voi non è cittadino di quelle Regioni.
Cari studenti del Sud, il vostro silenzio è un suicidio; dovete prendere in mano il vostro destino e ribellarvi a questa tragedia storica che si sta abbattendo sul Mezzogiorno cioè su di voi, su tutto il Sud. Smettetela di lamentarvi in silenzio, non cercate soluzioni individuali che sono rare e possibili soltanto se vi fate servi dei potenti. Unite la vostra rabbia a quella degli altri, il vostro grido a quello dei vostri amici, dei vostri conoscenti, dei vostri compagni, perché il grido e la rabbia di molti diventano un fiume in piena che nessuno potrà arginare con le bugie. Non permettete a nessuno di prendervi in giro, come stanno facendo i sostenitori dell’Autonomia differenziata, politicanti, teste d’uovo al servizio del potere, televisioni, poteri forti del nord che controllano l’informazione. Studiate, capite, discutete di ciò che sta per accadere, non dedicate i vostri studi soltanto alle discipline scolastiche, chiedete, anzi imponete, ai vostri professori di discutere di Autonomia differenziata, del vostro futuro, di unirsi a voi; poi uscite dalle vostre scuole, invadete le piazze, diventate un fiume in piena.
Cari studenti, cari professori del Sud, “Ribellarsi è giusto” ha scritto J.P. Sartre, ribellarsi contro le menzogne del potere, contro le ingiustizie praticate verso i più deboli, contro lo sfruttamento evidente o subdolo, contro chi ti ruba anche ciò che ti spetta come sta accadendo con i soldi europei del Pnrr. Ribellarsi attuando forme di lotta dure altrimenti insostituibili, compresa la disobbedienza civile. Ribellarsi comporta sacrifici, rinunce, rischi e voi, purtroppo, non siete educati a ciò nelle vostre famiglie e nelle vostre scuole; non siete educati a rinunciare alle comodità che vi vengono garantite da genitori troppo apprensivi e da una scuola troppo comprensiva. Ma oggi la vostra ribellione è urgente perché il Sud è sull’orlo dell’abisso, perciò uscite dal sonno profondo nel quale vi trovate, spremete i vostri cervelli per capire il futuro che vi attende e che è carico di nuvole nere e tra queste una scuola meridionale sempre più squalificata, devastata dalla mancanza di risorse, sempre più distante dalle scuole delle altre regioni del nord e dell’Europa.
Cari studenti, cari professori del Sud, ribellarsi è giusto, lottare è giusto, combattere per i propri diritti e per condizioni di vita migliori è giusto; ed è giusto perché mai nella storia le conquiste dei deboli e degli sfruttati sono state date loro su di un piatto d’argento; è ancora più giusto oggi perché i ricchi vogliono togliere ai poveri anche quel poco che hanno conquistato. Ribellarsi subito perché già domani potrebbe essere troppo tardi.
Se non ora quando? Il titolo di questo libro di Primo Levi fatelo vostro; come sapete in esso si rivendica la giusta decisione dei partigiani ebrei polacchi e russi di combattere militarmente contro i tedeschi oppressori; un libro-monito per tutti gli oppressi, gli indifesi, gli sfruttati affinchè si liberino con l’azione e col pensiero dai loro padroni, dai loro aguzzini e sfruttatori. Voi oggi, cari studenti, siete chiamati a liberare il vostro territorio dai ricchi e rapaci che si apprestano a rendervi schiavi, impoveriti, sfruttati più di quanto non lo siate già. Per farlo dovete uscire dal sonno profondo nel quale vi trovate, dovete uscire dalle vostre case ed invadere le piazze. E ripetere sempre: Se non ora quando? Se non ora quando?”
Cari studenti del sud, un vecchio professore “sessantottino” pensa che questo vi scriverebbe oggi Pasolini, si parva licet componere magnis.
Prof. Alfonso LORELLI