ROMA – Contro il blitz del centrodestra per riportare in parlamento Andrea Gentile, figlio dell’ex sottosegretario Tonino, candidato all’uninominale nel collegio di Cosenza ma sconfitto per poche centinaia di voti dalla pentastellata Anna Laura Orrico, scende in campo direttamente il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte.
L’ex presidente del Consiglio dei Ministri, infatti, denunciare il tentativo del centrodestra di cambiare i criteri per la valutazione di validità o nullità dei voti alle ultime elezioni in modo da consentire il rientro alla Camera di Gentile.
«Un fatto grave, non è un semplice tecnicismo ma è una questione di democrazia», spiega Conte in una conferenza stampa convocata nella sede del Movimento 5 Stelle a Roma.
All’incontro con i giornalisti hanno preso parte anche il capogruppo MS5 alla Camera Francesco Silvestri, la vicecapogruppo M5S alla Camera, la calabrese Vittoria Baldino, la capogruppo M5S in Giunta delle elezioni Stefania Scari e la deputata M5S Carmela Auriemma, vicepresidente della Giunta delle elezioni.
Tutti sono uniti nel denunciare di «colpo di mano della maggioranza di centrodestra che vuole sovvertire il risultato elettorale per garantire l’assegnazione per garantire un seggio in Calabria a un esponente di Forza Italia».
Secondo la Baldino «per favorire qualcuno il centrodestra vuole cambiare le regole del gioco cancellando una disposizione che aveva tra l’altro lo scopo di evitare il controllo del voto da parte dei partiti, controllo del voto che questo emendamento invece introdurrebbe, con la conseguente violazione della Costituzione che parla di voto libero e segreto. Inoltre il caso riguarda un collegio in Calabria nel quale gli elettori alle Politiche hanno accordato la preferenza al M5S, e quindi questo emendamento calpesterebbe la volontà dei calabresi e noi non possiamo permetterlo».
Secondo Conte, infine, il “caso Gentile” «non è un semplice tecnicismo, ma è un fatto grave e anche discriminatorio perché con questo marchingegno emendativo paradossalmente i cittadini che hanno rispettato la regola sono svantaggiati rispetto a chi l’ha violata consapevolmente. Inoltre, la logica della regola che si vuole modificare è non rendere riconoscibile il voto quando ci sono più sigle di partito, e si sa che in certi contesti territoriali sono così affinate le tecniche di controllo che si costruiscono pacchetti di cittadini che devono andare al voto e devono votare secondo le indicazioni dei capibastone. Terzo aspetto, il principio di legalità: le regole del gioco si stabiliscono prima, e non si ribaltano dopo.
Quarto aspetto: la nostra democrazia è malata, e il segno più evidente di questa patologia è la sfiducia dei cittadini, non affrettiamone il definitivo collasso. Non è una battaglia che riguarda solo M5S, ma – sostiene il leader M5S – riguarda tutti i cittadini animati da genuino spirito democratico.
A me non interessa neppure che dietro questo tentativo ci sia la volontà di assegnare il seggio al rampollo di una nota dinastia calabrese, non mi interessa: potrebbe essere anche uno sconosciuto cittadino non espressione di una dinastia che ha espresso sindaci, assessori regionali, sottosegretari, parlamentari vari, è questione di democrazia. Non mi interessa vedere chi c’è dietro, ma – conclude Conte – rispettiamo la democrazia».
Il Movimento 5 Stelle infine ha annunciato che «la vicenda sarà portata all’attenzione di tutti i garanti del sistema democratico, fino al presidente della Repubblica».