L’intervento chirurgico era programmato: solo poche ore di sala operatoria per correggere una malformazione congenita polmonare. Invece qualcosa va storto, il chirurgo per errore recide l’aorta scambiandola per un vaso sanguigno secondario. Questione di millimetri, capaci però di segnare il destino di un bambino di 10 mesi: il piccolo muore durante un disperato tentativo dei medici di correre ai ripari.
La storia di questa tragedia è racchiusa in un fascicolo d’inchiesta del pm Francesco La Rosa, che procede per omicidio colposo. Sotto accusa quattro medici, tra cui il direttore del reparto di Chirurgia pediatrica del Regina Margherita. Al dirigente si rimprovera di aver incaricato un chirurgo delle Molinette di eseguire l’intervento: un professionista (anche lui sotto inchiesta) specializzato in chirurgia su adulti. Inoltre, sono indagati l’anestesista e un altro medico presente all’intervento. Per la Procura, se il bimbo fosse stato monitorato con un pulsossimetro l’errore sarebbe subito emerso
Sono trascorsi due anni da quando la famiglia ha presentato denuncia – assistita dall’avvocato Michela Malerba -, che ha fatto scattare il sequestro delle cartelle cliniche e l’inizio di un procedimento giudiziario che sta per essere definito.
È il 15 aprile 2021 quando il bimbo viene sottoposto a un intervento di lobectomia. Si tratta di una pratica eseguita raramente: consiste nell’asportazione di un lobo polmonare. Ed è durante questa procedura che il chirurgo — come ipotizza l’accusa — recide l’aorta. Nei bambini, a differenza degli adulti, il dissanguamento avviene più lentamente ed è anche per questo che nessuno dell’équipe si accorge di nulla. La situazione degenera tre ore e mezza più tardi, quando i valori vitali del piccolo hanno un tracollo. A quel punto al Regina Margherita tentano un intervento d’urgenza, ma la situazione è ormai compromessa. E per il neonato non c’è più nulla da fare.
In un primo momento l’inchiesta coinvolge i nove medici delle due équipe che hanno eseguito la prima e la seconda operazione. Tutti i passaggi clinici vengono poi affrontati in un incidente probatorio chiesto dal magistrato. Secondo gli esperti, il bimbo è deceduto a causa del taglio dell’aorta durante la lobectomia. Non solo, dalla relazione emergerebbe che il piccolo non era monitorato con un pulsossimetro che tenesse sotto controllo la saturazione: lo strumento avrebbe permesso di registrare valori anomali in sala operatoria. A ciò si aggiunge che l’intervento, raro, avrebbe dovuto essere eseguito in un centro specializzato.
La perizia, però, avrebbe scagionato i professionisti che hanno provato a salvare la vita al neonato: la loro posizione è stata stralciata e con ogni probabilità sarà archiviata.