AMANTEA – Il sindaco Vincenzo Pellegrino, nell’affermare che il “labiale” del “vaff…” non fosse riferito al consigliere Suriano – sebbene è stato proferito propio nel momento in cui stava parlando il capogruppo di maggioranza – ha voluto dare una lezione a diversi politici locali sull’utilizzo dell’espressione.
«Qualcuno, a corto di argomenti e programmi – ha scritto il primo cittadino – per colmare le proprie lacune e tentare di ritagliarsi un ruolo, non trova di meglio da fare che imbastire teoremi, scontri, falle, fratture ed aggressioni. Sbandierare pelosa e non richiesta solidarietà. Polemiche da quattro soldi – secondo Pellegrino – a suo uso e consumo, giusto per rappresentare a se stesso scenari anelati ma purtroppo per lui del tutto inesistenti».
Ora, l’attenzione viene riservata «dai soliti noti ad una espressione da me recitata, fuori dalla discussione in atto nell’ultimo consiglio comunale, con tradizionale ed esplicativa gestualità ma in assoluto silenzio, a commento di altro argomento che nulla aveva a che vedere con le dichiarazioni rese dal nostro capogruppo Arturo Suriano. L’espressione in questione è di ampia diffusione e, dunque, di uso comune anche sui mezzi d’informazione. Può essere utilizzata nel modo giusto, non aggressivo, a volte come atto liberatorio. Qualcuno ha persino costruito su di essa le proprie fortune politiche, fino a realizzarne un movimento».
Sul piano cittadino, poi, «a qualche solone costretto a stare dietro le quinte ricordo che il “vaffa”gli è stato consegnato dalla magistratura contabile tempo addietro. Ed a tutti lor signori ricordo che il “vaffa” nei loro confronti è stato pronunciato sonoramente il 12 giugno scorso da una intera città, stanca dei soliti riti e delle vacue promesse. A qualche esponente politico locale “ di spessore “ ricordo poi un elzeviro di Fortebraccio: “Arrivò una berlina, si aprì lo sportello, non scese nessuno: era il sig. G…….” Le ha sbagliate tutte. Quattro su quattro. Ed altrettanti “vaffa” gliene sono stati consegnati in un sol colpo. Eppure sta lì, imperterrito, a pontificare e sottolineare quello che alla sua cieca visione appaiono come errori degli altri».
Tanto premesso, «è di tutta evidenza che l’espressione, afona e mimata, non era per nulla riferita al consigliere Suriano, che gode, ovviamente, della stima, della riconoscenza per il grandissimo lavoro che sta svolgendo al servizio della città e dell’affetto di tutti noi. Suriano ha correttamente riferito in consiglio una decisione convinta e totalmente condivisa assunta già da tempo dalla maggioranza».
Infine: «Consiglierei, pertanto, ai novelli drammaturghi di rivolgere i loro sforzi interpretativi altrove, magari al teatro dell’assurdo, caratterizzato da dialoghi senza logica, senza senso, senza scopo, senza costrutto, senza obiettivi, senza validità, senza efficacia, senza interesse per i cittadini…… Insomma dialoghi vuoti perché assurdi ed assurdi perché vuoti. Per la consistenza del vuoto dimostrano di avere un certo talento. Fortebraccio insegna».
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