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Scuola media, Lorelli: «Su 40mila edifici non a norma è stato abbattuto solo quello di Amantea»

«Non è comprensibile perché commissari e tecnici comunali non abbiano optato per fare i lavori antisismici, considerato che alcuni lavori di manutenzione erano già stati effettuati e quelli da fare non avrebbero superato i 500.000 euro»

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La scuola media di amantea

AMANTEA – La scuola media di Amantea è ancora chiusa. L’edificio è stato demolito perché non a norma con la legge antisismica. Ma, invece di accedere ai contributi statali e regionali per effettuare i lavori di che trattasi, i commissari hanno optato per radere al suolo la struttura. Una decisione risultata, ancora oggi, assolutamente incomprensibile dal docente ed ex consigliere Alfonso Lorelli.

«Per la prima volta nella sua storia Amantea non ha un edificio di scuola media. Non accadeva da quel lontano 1926 quando, ad opera dell’Andc (associazione nazionale per la diffusione della cultura) fu istituito per la prima volta un “Istituto tecnico inferiore”, antesignano della scuola Media. Sempre durante questi quasi cento anni della nostra storia la scuola media ha avuto i suoi locali, anche se ubicati in costruzioni private o ex conventi (S. Bernardino), segno evidente dell’interesse degli amministratori comunali per l’educazione dei giovani e dei genitori per il futuro dei figli». Oggi invece «i 200 alunni di scuola media sono costretti a frequentare presso altri plessi scolastici che non possono fornire tutti i supporti didattici e gli spazi necessari ad un completo corso di formazione primaria (aule speciali, palestre, laboratori ecc.). Questo accade ormai da cinque anni, da quando una sconsiderata e superficiale decisione commissariale decretò l’abbattimento dell’edificio di via D’Acquisto costruito nei primi anni settanta del Novecento. Una decisione avventata perché l’edificio, dichiarato non in regola con la normativa antisismica, poteva essere reso agibile con alcuni interventi mirati di adeguamento sismico, per come molti tecnici hanno sostenuto e per come hanno fatto centinaia di Comuni. Non è facilmente comprensibile perché commissari prefettizi e tecnici comunali pur supportati da una perizia col crisma dell’accademia, non abbiano optato per questa soluzione, considerato che alcuni lavori di manutenzione erano già stati effettuati e quelli da fare non avrebbero superato i 500.000 euro».

Si decise invece «l‘abbattimento dell’edificio e – si disse – la costruzione di una nuova scuola, per un costo di 3,5 milioni che erano pronti per essere spesi. E’ vero che l’edificio demolito non era a norma con le disposizioni delle leggi antisismiche del 1981-82 perché costruito nei primi anni settanta del Novecento, ma è anche vero che nelle stesse condizioni si trovano altri 40.000 edifici scolastici italiani costruiti prima del 1981 e che nessuno di questi è stato abbattuto o abbandonato ma semplicemente adeguato alle nuove norme; è stato abbattuto soltanto quello di Amantea. Siamo unici in tutte le vicende negative, ma siamo unici anche perché in condizioni simili i cittadini di qualsiasi altro Comune avrebbero fatto un gran baccano, avrebbero protestato duramente fino a quando il problema non fosse stato risolto, ma ad Amantea no».

Intanto «enormi cumuli di detriti giacciono incustoditi ed al vento che ne propaga le polveri nell’area circostante con grave nocumento per la salute degli abitanti. Intanto nulla si sa sul se, come e quando il nuovo edificio verrà costruito e fino a quando i ragazzi della scuola media di Amantea debbano essere ospitati in altre scuole subendo, insieme ai loro insegnanti, tutti i disagi del caso. Intanto tutti tacciono: tacciono i genitori, tacciono le autorità scolastiche, taccino i Consigli d’Istituto, taccino gli insegnanti, tacciono gli alunni, tace l’Amministrazione comunale che dovrebbe far conoscere alla città lo stato delle cose e le prospettive future. Segno dei tempi ma anche segno di una comunità civica poco attenta ai problemi della cultura, che ama più l’apparire che l’essere».

stefaniasapienza@calabriainchieste.it