Il carcere di Cosenza

Il 12 aprile si sono riaperte le porte del carcere per l’ex capo clan cosentino Mario Pranno. un provvedimento che è stato contestato dal pregiudicato attraverso una lettera diffusa sul web.

«Sono Mario Pranno e vorrei condividere con voi una mia personale lettera scritta prima di costituirmi in data 12/04/2023 dove spiego le ingiustizie da me subite a seguito di un provvedimento ingiusto ove la legge, invece, prevede le misure alternative al carcere».

Lo sfogo dell’ex boss prosegue: «Le misure alternative al carcere non esistono. Condannato a 13 mesi per inosservanza a una delle regole imposte dalla sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno. Misura che vi era stata proposta nel 1991, ma irrogata! Pensate pensate… Il 1995 ma   E che un giudice nel 2018 mi revocava. Un prefetto di Cosenza mi concedeva il nulla osta per il conseguimento della patente di guida. Quindi, non per una rapina, un furto o traffico di droga, ma semplicemente per essermi soffermato sulla porta di un bar fuori dalla sede di un dentista dove ero stato autorizzato a recarmi da un giudice, e che vi stazionava un mio conoscente con qualche precedente penale risalente oltre a vent’anni prima… Quindi non un reato, ma una semplice infrazione… infrazione che non merita misura alternative, ma solo il carcere»,

Infine: «La mia storia è conosciuta a molti. Ho scontato oltre 30 anni di carcere, di cui quasi 8 al 41 bis. Sono uscito a fine pena nel 2015, e da allora, di me, non ne parla più nessuno, neanche nei vari blitz succedutisi successivamente. Non risulto indagato in nessuno di questi. Parlo di un periodo di circa otto anni, ma niente contro di me. Ma qualche giudice ha pensato che questi ulteriori 13 mesi sono per completare il percorso di recupero e reinserimento sociale…in carcere. Oggi vado a costituirmi».