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Ospedali, De Matteis: Paola e Cetraro devono dialogare. Sanità, situazione grave

Il presidente nazionale emerito del Sindacato medici italiani: "Oggi la gente ha paura di stare male"

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Il medico Cosmo De Matteis

PAOLA (Cs) – Il presidente nazionale emerito del Sindacato medici italiani, Cosmo De Matteis, denuncia la “gravissima situazione” in atto sul territorio tirrenico per quanto concerne i servizi sanitari, soprattutto in termini di emergenza e urgenza.

E in tale contesto esprime la sua opinione, qualificata e autorevole, rispetto alla gestione degli stabilimenti ospedalieri del territorio: Paola e Cetraro in primis.

L’emigrazione dalla Calabria e dal Sud in generale, verso le strutture sanitarie del Nord, continuerà inesorabilmente, sia per la cattiva gestione degli ospedali pubblici calabresi e sia perché i privati, qui da noi, non riusciranno a rispettare gli stessi standard del Settentrione, fornendo i medesimi servizi che offrono le strutture private di quel territorio”, spiega il medico.

“La questione dell’ospedale spoke Paola-Cetraro – aggiunge Cosmo De Matteis – si trascina ormai da decenni. Noi possiamo porre rimedio ai disagi vissuti sul territorio per via delle carenze della sanità attuando l’idea progettuale proposta a suo tempo come giunta comunale Ganeri e, successivamente, nel 2005, come sindacato Smi (direttore generale dell’ex Asl era Ivan Cavallo), allorquando si era proposta la realizzazione di un polo medico e di un polo chirurgico, totalmente operativi 24 ore su 24.

Accorpare, ad esempio, le unità operative di medicina dei due presidi tirrenici, significa avere medici presenti in struttura 24 ore su 24 – spiega ancora De Matteis – visto che c’è carenza sia di ospedali e sia di personale. Un piccolo reparto di medicina all’ospedale di Paola, e una altrettanto piccola unità operativa di medicina a Cetraro, non serve a nessuno perché a qualunque ora l’utente si presenta in reparto, non ci saranno medici né infermieri, come accade, proprio per quella carenza di personale difficile da risolvere.

Così facendo si potranno potenziare anche reparti e creare unità di eccellenza: cardiologia con emodinamica, come previsto a suo tempo da Ivan Cavallo; una oncologia organizzata non più come un ambulatorio, ma come reparto di eccellenza: se di notte accade qualcosa a un malato oncologico, l’utente si ritrova sprovvisto di assistenza.

L’oncologia, tra l’altro, è uno dei reparti maggiormente affollati, purtroppo, e l’utenza aumenterà ancora, secondo le statistiche nazionali. Quindi smettiamola con questo campanilismo, che peraltro ci ha portato a un disastro totale.

Faccio un altro esempio: l’altro ieri presso una struttura sanitaria privata, nell’entroterra cosentino, si è verificato il caso di una persona colta da infarto. Abbiamo chiamato il servizio 118 di Cosenza che, purtroppo, non riusciva a fornire autoambulanze perché impegnate altrove; è stata allertata la Pet di Arcavacata-Rende che sarebbe giunta subito ma che però non era medicalizzata (sprovvista di medico, ndr). Fortunatamente il malcapitato si trovava in una struttura sanitaria ed è stato subito messo in sicurezza e stabilizzato, ma se avesse chiamato l’ambulanza dalla sua residenza, cosa sarebbe accaduto? Queste storie si ripetono quotidianamente.

Invece di pensare a “liberalizzare” il personale che lavora negli ospedali, consentendogli di operare anche all’esterno e in tutte le regioni (noi, come Smi, non siamo d’accordo su questa proposta) – ammonisce De Matteis – aumentiamo adeguatamente gli stipendi, incrementiamo le risorse umane e facciamo rimanere il personale a tempo pieno.

Dunque, in definitiva, Paola e Cetraro devono dialogare e decidere assieme, altrimenti resteranno due ospedaletti. Ed in più continueremo ad assistere alla migrazione sanitaria con costi enormi anche rispetto a patologie banali; migrazione aggravata dal decreto Calderoli che regionalizza la sanità. Creando un polo medico e un polo chirurgico, il paziente si potrà spostare da un padiglione all’altro, da Paola a Cetraro, magari anche attraverso una navetta. Oggi la gente ha paura di stare male e questo è molto grave”, conclude Cosmo De Matteis.