CATANZARO – Era il 4 agosto 2022, quando il Ministro della Salute Schillaci annunciava l’arrivo del fascicolo sanitario elettronico: “Sarà varato a breve. In questo modo, con i dati digitalizzati, miglioreranno le cure perché ovunque andrà a chiedere assistenza, in qualsiasi struttura sanitaria, il medico potrà conoscere subito la sua situazione pregressa“, dichiarava.
Ad oggi 21 Regioni hanno attivo il Fascicolo Sanitario Elettronico mentre 4 Regioni tra cui la Calabria, sono in ritardo.
In Calabria il fascicolo è raggiungibile al link https://www.fascicolosanitario.regione.calabria.it/
Ma all’atto dell’accesso, successivo alla identificazione tramite SPID, l’archivio è vuoto, privo di ricette mediche dell’utente, delle patologie di cui si è affetti, delle vaccinazioni, del gruppo sanguigno e di tutte quelle informazioni importanti e necessarie che erano state promesse.
In Calabria, come accade sempre, la tempestività riguarda gli incarichi e le prebende, i servizi vengono quasi sempre dimenticati dalla politica. Ma – si potrebbe osservare – in una Regione dove si muore perché non ci sono ospedali né personale, e dove l’emergenza e urgenza non funziona a dovere, possiamo preoccuparsi del fascicolo elettronico? Questo è anche vero, ma intanto si deve pur partire da qualcosa. E se mettessimo da parte qualche incarico a ditte e professionisti amici, privilegiando i servizi, faremmo una buona azione.
Ma andiamo avanti.
Attualmente in Italia sono attivi 57.663.021 fascicoli sanitari.
Ogni cittadino può consultare il proprio fascicolo sanitario accedendo al portale della propria Regione.
Il Fascicolo Sanitario permette che il cittadino non avrà la necessità di portare con sé carte o altro in quanto la consultazione sarà semplice, sia dal proprio medico di famiglia o di qualsiasi altro medico di fiducia, ma anche dai medici del Pronto soccorso che potranno conoscere in tempo reale le patologie di cui si è affetti, le cure che si stanno seguendo, allergie, gruppo sanguigno, ultime analisi.
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ha stanziato 1,38 miliardi di euro per il potenziamento del Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE).
Nello specifico sono stati indicati degli step ben precisi che ogni Regione deve raggiungere in un determinato periodo di tempo.
Gli obiettivi del nuovo Fascicolo Sanitario Elettronico 2.0 sono essenzialmente i diversi livelli di maturità dei sistemi informativi delle Aziende Sanitarie.
Negli anni, le Aziende Sanitarie, soprattutto quelle del Sud, non hanno investito nella trasformazione al digitale, ritenendo superfluo tale investimento, sia in termini di professionalità e sia in termini di infrastrutture, di formazione e di aggiornamento.
Ed anche se è obbligatorio il cambiamento e l’avvio alla transazione al digitale, oggi le Aziende Sanitarie si ritrovano a dover affrontare sfide importantissime combattendo a mani nude.
Le professionalità richieste non sono presenti e, se presenti, non sono incentivate. Molti privati, invece, a differenza del pubblico, hanno compreso bene che la sfida del PNRR si gioca sulle professionalità, sulla tempestività, su una programmazione, e quindi investono nelle risorse umane, remunerate adeguatamente, in quanto figure altamente specializzate.
Mentre il privato riesce a fornire agli assistiti il referto on line (servizio fornito già durante il Covid), il pubblico stenta a partire. Pertanto, diventa difficile andare ad implementare anche il fascicolo sanitario elettronico.
Il 13 marzo Ancicampania ha pubblicato https://ancicampania.it/salute-anci-fse-e-telemedicina/. La Campania è tra le Regioni che, negli ultimi mesi, ha maggiormente conferito dati e documenti nel FSE, recuperando il gap che la collocava in “zona rossa”. Un recupero reso possibile anche grazie al significativo contribuito degli operatori privati accreditati che, in Campania, producono l’80% delle prestazioni annuali di specialistica ambulatoriale, allo stato, sono 382 le strutture private accreditate che conferiscono dati nel FSE a fronte di 17 pubbliche.
La Regione Campania ha dunque puntato sui privati accreditati, autorizzando secondo il Decreto Legislativo n. 502 del 1992 – l’utilizzo della Telemedicina le medesime specialità assistenziali autorizzate con modalità tradizionale, semplificando le procedure di rilascio delle autorizzazioni. Anche il Lazio sta seguendo l’esempio della Campania.
Il governatore De Luca, sempre in Campania, ha puntato sul FSE2.0 anche per superare le lunghe liste d’attesa, con il coinvolgimento dei privati accreditati.
La Calabria non sappiamo se intenda puntare sul pubblico o sul privato. Non sappiamo se possieda una strategia per raggiungere l’obiettivo.
La Calabria, con la sua Task Force, riuscirà a vincere questa sfida o perderà l’occasione di stare al passo con i tempi, non permettendo ai Calabresi di aver garantito servizi di qualità?