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Smantellata la “cupola” del malaffare sul Tirreno cosentino: 3 misure cautelari, 28 indagati (NOMI)

Appalti, incarichi, concorsi, servizi: una montagna di denaro finita nelle tasche dei più “accriccati” a danno di chi era estraneo alla cerchia di amici

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Il procuratore Bruni e l'ex sindaco Longo

CLETO (Cs) – Un arresto, un obbligo di dimora, un divieto di dimora, 28 indagati e 27 gravi episodi delittuosi.

Sono questi i numeri del blitz operato dalla Guardia di Finanza questa mattina nell’ambito di una indagine istruita dalla Procura della Repubblica di Paola che ha smantellato una presunta “cupola” del malaffare che avrebbe gestito per anni affari illeciti nel comprensorio amanteano, con particolare riferimento al piccolo Comune di Cleto, sulla costa tirrenica cosentina, pilotando appalti e favorendo ditte amiche e professionisti compiacenti.

Coinvolto anche un dipendente del Comune di Roma che avrebbe favorito professionisti a lui vicini, forte delle sue entrature in quel di Cleto.

Il giudice per le indagini preliminari Roberta Carotenuto, su richiesta del procuratore capo Pierpaolo Bruni e del sostituto procuratore Luca Natalucci, ha dunque  emesso un divieto di dimora a carico dell’ex sindaco di Cleto, Giuseppe Longo, in relazione al concorso “pilotato” per l’assunzione di un istruttore direttivo amministrativo;

ha altresì spiccato un provvedimento di arresti domiciliari per Salvatore Paonessa di Lamezia Terme, per i medesimi fatti;

mentre l’obbligo di dimora ha riguardato Alfonso Francesco Alimena, originario di Aprigliano, accusato d’aver favorito il candidato Salvatore Paonessa, incassando una somma di denaro, sborsata dal vincitore della selezione pubblica e a lui consegnata tramite l’ex sindaco Longo.

Le misure cautelari sono scattate per questi fatti specifici, sia a carico di Longo e sia a carico di Paonessa, accusati di diverse altre ipotesi di reato, mentre a carico di Alimena vi sono una dozzina di accuse, con dieci ipotesi di reato a lui contestate per le quali sono sussistenti le esigenze cautelari.

Numerosi i fatti delittuosi: affidamenti diretti e appalti di lavori pubblici, incarichi professionali, concorsi pubblici, gestione di servizi.

Una montagna di denaro finita nelle tasche dei più “accriccati” – secondo quanto emerge dalle investigazioni – a danno di chi era estraneo alla cerchia di amici.

Ventotto le persone indagate (compresi Longo, Pavonessa e Alimena): Alessandro Isabella (Cleto), Antonio Mario Cascarano (Cinquefrondi), Antonio Mottola (Benevento), Francesco Algieri (Cosenza), Franco Fata (Amantea), Giuseppe Filice (Cleto), Salvatore Carnevale (Fuscaldo), Floriana Spirito (Cleto), Amedeo Colacino (Catanzaro), Maria Tenuta (Montalto Uffugo), Carmen Dirini (Castrolibero), Giovanna Principe (Rovito), Giovanna Oliverio (Cetraro), Sandro Bonacci (Nocera Torinese), Cosimo Bianchi (Latina), Domenico Presta (Buonvicino), Marcello Mazza (Piane Crati), Francesco Pantaleone La Valle (Soverato), Felice Stefano Marascio (Catanzaro), Arturo Veltri (Cosenza), Paolo Stilla (Grimaldi), Carmela Di Cianni (San Sosti), Italo Ianni Palarchio (Amantea), Giuseppe Falsetti (Amantea), Laura Conte (Amantea).

Dalle indagini emerge, in particolare, che Alessandro Isabella, considerato intermediario e “longa manus” dell’allora sindaco Longo, avrebbero posto in essere atti idonei e diretti in modo non equivoco a costringere due imprenditori a cedere la gestione di un appalto da loro vinto, quale prestanome, a società rappresentata dal socio in affari di Isabella.

Il fatto non si è verificato solo perché i due imprenditori si sono opposti.

Non solo tentata concussione, c’è anche il delitto di turbata liberà degli incanti (art. 353 c.p.) contestato a Longo e Isabella, i quali avrebbero posto in essere condotte manipolatorie contro i due imprenditori, turbando con collusioni e mezzi fraudolenti la procedura relativa all’affidamento diretto del servizio di raccolta e trasporto rifiuti del Comune di Cleto alla ditta di Cascarano Mario.

Anche sui lavori di consolidamento e completamento del cimitero di Cleto, ci sarebbe lo zampino di Longo e del “faccendiere” Isabella. Ai due viene infatti contestato l’affidamento illegittimo delle opere, senza gara a ditta suggerita da Isabella, in cambio dell’assunzione di quattro lavoratori indicati da Isabella.

Tante altre sono le ipotesi delittuose contestate a vario titolo agli indagati. (g. s.)