Home Cronache Concorso truccato, soldi in prestito a una Finanziaria per pagare la “mazzetta”

Concorso truccato, soldi in prestito a una Finanziaria per pagare la “mazzetta”

Alimena era in difficoltà economiche e pressava il candidato a cui aveva fatto vincere il concorso truccato

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Unità operativa della Guardia di Finanza

CLETO (Cs) – Quanto emerge dagli atti della inchiesta sul Comune di Cleto, in provincia di Cosenza, ripercorrere il solito andazzo che caratterizza molti Comuni ed Enti locali calabresi, e non solo, dove in tanti partecipano a concorsi pubblici “pilotati”, messi in piedi per questo o quel “raccomandato” (https://www.calabriainchieste.it/2023/04/25/cupola-del-malaffare-longo-assai-spregiudicato-paonessa-sprezzante-di-qualsiasi-regola/), fornendo preventivamente le prove d’esame, a scapito di tutti gli altri concorrenti, magari più preparati e titolati.

Spesso ad essere assunti sono parenti di amministratori o dirigenti e funzionari dello stesso Ente che bandisce la selezione; basta vedere i nomi dei “baciati dalla fortuna” che, improvvisamente, in gran segreto, entrano a far parte delle dotazioni organiche dei Comuni, nelle Asp e negli altri Enti locali.

Questa volta, però, sembra essere andata male a “corrotti” e “corruttori” (presunti tali), anche se è necessario ricordare che allo stato non vi è alcuna decisione di merito definitiva sulla responsabilità degli indagati.

I tre soggetti, intercettati e fotografati dalla Guardia di Finanza, ascoltati durante le fasi di pianificazione del fatto delittuoso, ripresi in video durante la consegna delle prove d’esame e di una parte della “mazzetta”, dovranno faticare e non poco per cercare di chiarire le proprie posizioni.

E, intanto, ci si chiede: quante altre volte il malaffare ha inquinato procedure e selezioni nell’ambito della gestione degli Enti locali, penalizzando tanti giovani preparati, titolati, studiosi, meritevoli, appassionati? Quante altre volte le “pastette” sono avvenute in gran segreto, senza che nessuno venisse sgamato?

Forse tante, troppe. 

Nel caso in questione, il presidente della commissione d’esame, Franco Alimena – soggetto considerato “poco raccomandabile” anche dallo stesso Giudice, oltre che dai Pm, ma che ancora gravita in molti Enti locali – preventivamente individuato dall’aspirante istruttore direttivo “raccomandato”, Salvatore Paonessa, in combutta con l’allora sindaco Giuseppe Longo – secondo quanto emerge dagli atti – versava in “serie difficoltà economiche” e, quindi, aveva bisogno di intascare urgentemente i 5mila euro promessi dal Paonessa.

Ma quest’ultimo – altro soggetto “poco raccomandabile”, sempre secondo Pm e Giudice – dopo aver ottenuto il suo obiettivo, faceva un passo indietro, riferendo di non essere più in condizione di pagare, non avendo ancora intascato il primo stipendio e, quindi, prometteva – si presume falsamente – di contrarre un debito con una Finanziaria per saldare il conto con l’Alimena.

A quest’ultimo, intanto, il Paonessa dava 500 euro, olio d’oliva e prodotti alimentari.

E questo è solo un capo d’accusa a carico della presunta “cupola” del malaffare che per tanto tempo ha agito in quel di Cleto. E, purtroppo, “cupole” come questa ne esistono  tante, soprattutto in Calabria, dove i nostri giovani sono costretti ad emigrare e dove ormai per tali vicende non si scandalizza più nessuno.