PAOLA (Cs) – Nell’ambito dell’inchiesta sulla presunta “cupola” del malaffare che, a Cleto, piccolo centro della costa tirrenica cosentina, aveva messo le mani su bandi, incarichi e concorsi pubblici, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Paola, Roberta Carotenuto – su richiesta del procuratore capo Pierpaolo Bruni e del sostituto procuratore Luca Natalucci – ha emesso provvedimenti cautelari a carico di tre dei 28 indagati per scongiurare rischio di reiterazione del reato o inquinamento delle prove (https://www.calabriainchieste.it/2023/04/24/smantellata-la-cupola-del-malaffare-sul-tirreno-cosentino-3-misure-cautelari-28-indagati/).
Alla base dei provvedimenti del giudice, vi sono motivazioni solide, fortemente riscontrate.
Dal complesso delle indagini espletate – ha fatto presente Carotenuto – è emerso che l’ex sindaco di Cleto, Giuseppe Longo, “pur non rivestendo più la carica dal mese di novembre 2021, nella veste di capo dell’amministrazione comunale ha intessuto rapporti di varia natura con impiegati ed imprenditori locali, così come emerge dalle conversazioni intercettate“.
“Sebbene gli appalti e gli incarichi oggetto del procedimento non abbiano rilevanza penale – evidenzia agli atti – non può tuttavia sottacersi la dimestichezza dallo stesso manifestata nel circondarsi di soggetti a lui fedeli e di gestire la cosa pubblica in maniera assai spregiudicata”.
Sul concorso pilotato per l’assunzione di Salvatore Paonessa, in cambio di 5mila euro per il presidente della commissione Franco Alimena (https://www.calabriainchieste.it/2023/04/24/la-mazzetta-da-5-000-euro-per-il-concorso-pilotato-al-comune/), il giudice osserva:
“Le modalità di realizzazione dei reati di corruzione, quale intermediario tra Paonessa e Alimena e l’interferenza nella gestione del concorso, bandito al solo scopo di consentire a Paonessa di entrare a far parte della compagine degli impiegati comunali, sono indice certo di personalità proclive a delinquere.
L’attuale mancanza di cariche pubbliche non è elemento idoneo ad escludere la sussistenza delle esigenze cautelari, essendo probabile che Longo Giuseppe prosegua nell’interferire con l’amministrazione comunale al medesimo fine di favorire soggetti a lui vicini, a cui dispensare favori.
Tenuto conto dell’entità dei fatti per cui è stata ritenuta la gravità indiziaria e della sua personalità (Longo è soggetto di quasi ottanta anni, tuttora incensurato), le esigenze cautelari possono essere adeguatamente salvaguardate attraverso il divieto di dimora nella provincia di Cosenza, che recidendo i legami locali, è misura idonea a salvaguardare le esigenze della collettività ed impedire la realizzazione di altri reati”.
Ma andiamo avanti.
Il giudice evidenzia: “Pavonessa Salvatore, a dispetto della sua giovanissima età, ha palesato una personalità sprezzante di qualsiasi regola, non facendosi scrupolo di corrompere il presidente della commissione per garantirsi l’assunzione.
La negativa personalità si apprezza altresì alla luce della circostanza che lo stesso non soltanto non ha adempiuto la promessa attraverso il versamento della somma concordata dopo essersi ormai assicurato l’assunzione, ma addirittura si è mostrato quale vittima di fronte ai terzi dopo le richieste di adempimento del corrispettivo per l’illecita assunzione (https://www.calabriainchieste.it/2023/04/24/concorso-pilotato-mazzetta-olio-e-alimenti-al-presidente-della-commissione/).
Si tratta di soggetto palesemente disponibile a commettere reati pur di realizzare il proprio tornaconto e la circostanza che lo stesso tuttora rivesta il ruolo di dipendente del Comune di Cleto, rende attuale il pericolo di reiterazione di reati.
Tenuto conto del ruolo rivestito dallo stesso all’interno del comune di Cleto e della necessità di impedire contatti e colloqui con soggetti dell’amministrazione comunale, misura adeguata è quella degli arresti domiciliari, con divieto di comunicare con persone diverse da quelle che con lui convivano, con qualsiasi mezzo anche telefonico o telematico”.
E ancora, sempre il giudice Carotenuto:
“Alimena Alfonso Francesco è soggetto conosciuto dai coindagati per essere disponibile ad assumere il ruolo di presidente della commissione di concorso al fine di consentire la vittoria al candidato indicato dal sindaco, dietro corrispettivo di denaro e di prodotti della terra, così come emerso dalle indagini.
Il pericolo di reiterazione della condotta risulta attuale sulla base del rilievo che le modalità e le ragioni per cui egli è stato individuato rendono palese che si tratta di soggetto avvezzo ad analoghe condotte.
Tenuto conto delle modalità e gravità dei fatti, della circostanza che lo stesso ha accettato l’incarico di presidenza allo scopo di lucrare il denaro profitto della corruzione, e che sempre per finalità di lucro ha redatto falsi verbali commettendo altresì il delitto di truffa, misura idonea ad impedire la commissione di altri reati è quella dell’obbligo di dimora in Cosenza”, conclude.