CAMIGLIATELLO SILANO (Cs) – Un gruppo di parrocchiani della chiesa di Camigliatello Silano si è rivolto con una lettera all’arcivescovo di Cosenza Giovanni Checchinato per bloccare la sostituzione dell’altare antico in legno del tempio sacro che potrebbe essere presto sostituito.
La mobilitazione vede in campo decine di fedeli che, in una nota, scrivono: “A Camigliatello Silano, nella chiesa dei SS Roberto e Biagio, c’è un altare, un grande ceppo di legno di pino che segue la forma dell’abside e si inserisce in maniera naturale in tutto il contesto. Il legno dell’altare racconta la storia della chiesa e della nostra religiosità, è elemento identitario della nostra Sila e parte viva delle nostre suggestive montagne. È oggetto di ammirazione da parte dei tanti turisti che frequentano la chiesa e motivo di grande orgoglio per i parrocchiani che ne riconoscono non solo l’oggettiva bellezza, ma la naturale contestualizzazione sia per la forma che per il materiale con cui è realizzato. Il nostro altare, che non è un “semplice pezzo di legno” e la chiesa tutta custodiscono: ricordi, preghiere, emozioni, inquietudini, apprensioni, gioie e dolori di un’intera comunità”, si legge nella nota.
“Il nostro gruppo – affermano – è nato in maniera spontanea e vuole dare voce ai tanti parrocchiani (e non solo!) accomunati dallo stesso desiderio: proteggere l’armonia, la bellezza e l’identità della nostra chiesa! Vogliamo esprimere il nostro dissenso per il progetto che prevede la sostituzione dell’altare con uno rettangolare in pietra che mal si inserirebbe nel contesto, con la speranza e l’augurio che non si faccia violenza a ciò che di più caro, di più bello e di più particolare noi tutti abbiamonella nostra chiesa! Non possiamo accettare di subire una sterile applicazione normativa, l’adeguamento liturgico (comunque auspicabile) può essere attuato senza stravolgere il contesto a cui tutti siamo fortemente legati”.
E ancora: “Chiediamo che si possa addivenire ad un compromesso, nel rispetto delle esigenze liturgiche da un lato e del forte legame che noi silani nutriamo per il nostro altare e per la chiesa tutta, dall’altro. La suddetta richiesta, di non stravolgere l’interno della nostra chiesa, la avanziamo con grande forza popolare per evitare una ulteriore, profonda delusione dopo l’intitolazione del centro sociale al compianto Mons. Nolè”.
I fedeli proseguono: “Sia chiaro, in quanto nostro pastore lo abbiamo apprezzato, stimato ed amato molto, ma il centro sociale ha una riconosciuta ed acclarata paternità in Padre Vittorino Vivacqua, parroco e guardiano che per 24 anni ha curato con amore infinito la nostra comunità, lasciando segni tangibili della sua profonda azione pastorale. Tutto ciò che ha fatto per la realizzazione del centro sociale è vivo nella memoria di tutti! In tanti hanno esclamato: “centro sociale è di padre Vittorino”. È una ferita ancora aperta e ci rammarichiamo di non esserci mossi in tempo per fermare l’intitolazione! Ci affidiamo alla Sua comprensione e benevolenza affinché si possa trovare una soluzione condivisa”, concludono.