Home Calabria Sanità corrotta: “Il sistema Cosenza è il sistema Calabria”

Sanità corrotta: “Il sistema Cosenza è il sistema Calabria”

Dirigenti interdetti dai pubblici uffici, anche con condanne di primo grado o rinviati a giudizio, ancora continuano a gestire la cosa pubblica

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Tribunale di Cosenza

COSENZA – Il 14 aprile scorso si è tenuta presso il Tribunale di Cosenza l’udienza del processo che vede imputati 15 alti dirigenti della sanità a vari livelli, tra dipendenti dell’ASP di Cosenza, Commissari ad Acta e dirigenti della Regione Calabria, accusati d’aver messo in piedi, qualche anno fa, un sistema collaudato che passava dalla falsificazione dei bilanci a conteziosi legali fino a doppi pagamenti di fatture.

Il procuratore Mario Spagnuolo lo ha chiamato “sistema Cosenza” in “un’inchiesta che fa tremare i polsi a un blocco di potere opaco e parassitario che da decenni succhia risorse vitali sottratte ai cittadini calabresi e demolisce un pezzetto alla volta il welfare sanitario della terra più dimenticata d’Italia”, scriveva L’Espresso in riferimento al “debito sanitario monstre che ingrassa le cliniche“ e porta a configurare un “sistema Calabria” (https://espresso.repubblica.it/attualita/2021/03/09/news/il_debito_sanitario_monstre_che_ingrassa_le_cliniche_ecco_il_sistema_calabria-290319714/#:~:text=Il%20procuratore%20Mario%20Spagnuolo%20lo,terra%20più%20dimenticata%20d%27Italia.).

Blocco di potere opaco e parassitario, dunque, che a tutt’oggi è presente e continua ad operare indisturbato in vari contesti della nostra sanità.

In questa terra amara dove la disoccupazione è alle stelle, dove la corruzione è presente un po’ ovunque, i diritti essenziali vengono negati attraverso la complicità della politica e dei burocrati corrotti e il silenzio di chi riveste ruoli di responsabilità.

Nessuno si ribella, nessuno insorge: la gente soffre in silenzio, spesso inascoltata. E muore senza sapere perché.

I Calabresi, dapprima hanno dato fiducia al partito pentastellato e alla sinistra, senza incassare risultati significativi. Successivamente hanno dato fiducia alla destra del presidente Roberto Occhiuto. Ma si ritrovano ancora di fronte a un fermo immagine che sembra non volersi più sbloccare.

I burocrati di turno – “blocco di potere opaco e parassitario” – pur maneggiando carte, influenzano la vita e la morte dei poveri malati. Fanno finta di non sapere, ma consapevolmente sanno che le loro scelte influiscono sulla salute dei malati al pari di un addetto ai lavori. E, come se nulla fosse, continuano a distruggere quel poco di diritto alla salute che è rimasto, corrodendo la buona sanità, fatta da quei professionisti che ancora ci credono.

E il debito continua a crescere: Occhiuto ci ha provato, ci sta provando, ma i risultati (ancora) sono irrisori.

L’approccio è dunque sbagliato? Bisogna che si prenda atto di tale stato di cose.

Non è concepibile che dirigenti interdetti dai pubblici uffici, con condanne di primo grado o rinviati a giudizio, continuino a gestire la cosa pubblica indisturbati, consumando clientele e assumendo amanti e fidanzate.

La politica dovrebbe fare un passo indietro, lasciare da parte le richieste solo fini a campagne pubblicitarie o campagne elettorali. La gestione della sanità calabrese non può essere lasciata a commissari accriccati col potere, che nella vita magari non sanno nemmeno leggere un bilancio o non sanno gestire le finanze familiari, affidate alle proprie mogli.

Occorre che la gestione passi a professionisti, muniti di curricula di un certo peso e sostanza, chiamati per la risoluzione di tali problematiche.

Non si può continuare a ragionare secondo le logiche tradizionali.
Quando si è in emergenza, occorre prenderne atto e trovare una soluzione straordinaria.

Se i bilanci continuano a non essere limpidi e trasparenti, vuol dire che quella cupola è ancora presente e se quegli uomini e donne, che si trovano alla sbarra, oggi continuano a determinare le sorti delle ASP allora significa che la politica che conta dà poca importanza al lavoro della Magistratura ed avalla lo sfacelo del pubblico. E la corruzione dilaga.

V’è da dire, comunque, che anni di piano di rientro non si cancellano in un attimo. C’è bisogno di tempo e lavoro.

I 700 mila cittadini della provincia di Cosenza, e i Calabresi tutti, meritano di più.
Sicuramente meritano di essere curati perché il pubblico non riesce a garantire l’essenziale. Se il pubblico non riesce a superare tale empasse allora se ne prenda atto e si faccia un passo avanti, chiedendo al privato di sopperire a tale carenza alla pari.

L’imprenditore della sanità privata, è più agevolato in quanto non ingessato dalla burocrazia, anche se costretto a investire notevoli capitali. E’, comunque, più moderno e flessibile.

Il forzista Lucaselli, nei giorni scorsi, ha depositato un emendamento al decreto bollette in Commissione Affari sociali alla Camera con il quale propone l’abrogazione della misura del contenimento della spesa fissata dalla legge 135/2012, fermo restando il rispetto dell’equilibrio economico e finanziario del Servizio Sanitario Regionale.

L’attuazione di tale emendamento potrebbe essere molto utile non solo per le Regioni in equilibrio di bilancio ma anche per le Regioni in piano di rientro là dove riescano a dimostrare con un piano dettagliato un’apertura verso gli accreditati privati, attraverso partneriati, che consentano di determinare una migliore gestione delle finanze della sanità calabrese e ripianare i conti, garantendo i Lea.

Roberto Occhiuto, in Calabria, ha a disposizione i migliori economisti che militano nel suo partito, ma anche dall’opposizione non si farebbero scrupolo a dare una mano al potere. Dunque, è il caso di non sottovalare l’importanza della sfida a cui il centrodestra è chiamato a rispondere.

Il presidente è ancora è in tempo a non lasciare delusi quei 431.675 cittadini Calabresi che lo hanno votato il 3 e il 4 ottobre 2021, dandogli fiducia per quella “Calabria che l’Italia non si aspetta”.