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Il Comune unico per Cosenza votato da 8 consiglieri regionali “incoerenti”. Per Amantea hanno agito diversamente

«Sollevando polveroni di campanile ed agendo per reconditi fini politico-elettorali»

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L’ex consigliere e docente amanteano Alfonso Lorelli

esterna una riflessione legata alla richiesta di otto consiglieri regionali per l’istituzione di un unico Comune che dovrebbe nascere dall’accorpamento di Cosenza, Rende e Castrolibero, ma il cui comportamento registrato per la richiesta di staccare la frazione di Campra San Giovanni per essere accorta a Serra d’Aiello è stato molto differente. Ecco di cosa si tratta.

«Otto consiglieri regionali di maggioranza (Caputo, Gentile, De Francesco, Mannarino, Molinaro, Straface, Gallo, Graziano), tutti della provincia di Cosenza, – evidenzia Lorelli -hanno sottoscritto una proposta di legge per l’istituzione di un nuovo grande Comune che dovrebbe comprendere gli attuali Cosenza, Rende e Castrolibero la cui popolazione complessiva si aggira intorno al 110.000 abitanti».

I proponenti sostengono che «i tre Comuni costituiscono già un’unica area urbana, con molti servizi interconnessi e che la nascita di un Comune più grande garantirebbe maggiore efficienza amministrativa, migliore reperimento e spesa di risorse finanziarie, più efficienti servizi ai cittadini. La proposta di formazione della nuova grande città – sostengono i proponenti – va valutata e decisa dai cittadini interessati mediante referendum consultivo per come previsto dalla legislazione nazionale e regionale vigente; dovrà essere tutta la popolazione di ciascun Comune a dover decidere preliminarmente sull’estinzione del proprio Municipio per dar vita ad una nuova città, non potendosi assegnare tale decisione ai cittadini degli altri Comuni mediante un referendum valutato unitariamente».

I Consiglieri promotori, dunque «riconoscono poi che tutta la legislazione vigente in materia di autonomie locali va nella direzione dell’accorpamento di Comuni più prossimi e della formazione di Comuni più grandi capaci di fornire migliori servizi ai cittadini con minori risorse finanziarie».

E, veniamo al nocciolo della questione.Gli stessi consiglieri regionali, però, «qualche mese fa, prima in Commissione e poi in aula, hanno votato a larga maggioranza, compreso il PD, una proposta di legge che va in direzione diametralmente opposta a quella presentata per la nascita della Grande Cosenza. Si tratta del Progetto di legge n. 54/12, proponente il consigliere Graziano già sostenitore della fusione Rossano-Corigliano, che prevede il distacco della frazione Campora San Giovanni dal Comune di Amantea e la sua aggregazione al Comune di Serra d’Aiello, con conseguente formazione di un nuovo piccolo Comune da chiamarsi Temesa».

Per effetto di tale divisione territoriale «Amantea, che a settembre del 2022 contava 13.272 abitanti, verrebbe ad averne meno di 10.000 (condizione espressamente vietata dalla legislazione vigente) perché la frazione Campora ne conta 3.407 ed è economicamente, urbanisticamente ed organizzativamente integrata al centro urbano principale; il Comune aggregante, invece, di abitanti ne conta appena 450. Così, mentre per l’area urbana di Cosenza viene presa in considerazione la realtà socio-economica esistente e si propone di unire tre Comuni, per Amantea si propone non già l’unione tra i Comuni del comprensorio (come sarebbe opportuno e logico) bensì la frantumazione del suo territorio e della sua comunità civica distaccandone una parte per formare due Comuni più piccoli al posto di uno più grande. Eppure si tratta, anche qui, di una comunità storicamente, economicamente e socialmente unita da sempre, sviluppatasi in un continuum urbanistico che va dal Torbido a sud fino al Veri a Nord, integrata per tutti i servizi (sanitari, scolastici, burocratici, infrastrutturali ecc.), che ha bisogno di migliore coesione civica, non di nefaste contrapposizioni. Possono perseguire la divisione e non l’unità soltanto coloro che non considerano prevalenti gli interessi di tutti i cittadini, sollevando polveroni di campanile ed agendo per reconditi fini come quelli politico-elettorali di qualche consigliere regionale che spera in una sua nuova prateria elettorale; ma nelle praterie vivono pecore, a Campora San Giovanni cittadini pensanti».

E, ancora: «I consiglieri regionali sopra indicati, mentre chiedono che della fusione dei tre Comuni si discuta nei consigli comunali, nelle associazioni, nei partiti ed in tutta la società civile, per Amantea hanno deciso soltanto loro ed in tutta fretta, con votazione in aula del 6 giugno 2022, approfittando della gestione commissariale e senza attendere l’elezione del nuovo consiglio comunale prevista per il 12 di giugno 2022. Si sono anche rifiutati di ascoltare il Comitato Amantea Unita e di prendere in considerazione le ragioni di fatto e di diritto, a loro esposte documentalmente, che dimostrano l’illegittimità e l’assurdità della frantumazione di un territorio comunale coeso ed armonizzato nel suo sviluppo e nei suoi servizi ai cittadini. Hanno anche deciso che non debba essere tutta la popolazione di Amantea a votare nel referendum consultivo previsto dalla legge, ma che debbano votare soltanto gli abitanti della frazione da separare e quelli del Comune di Serra d’Aiello che, così, verrebbero a decidere lo smembramento ed il declassamento di un altro Comune; un’assurdità giuridica oltrechè logica alla quale il Consiglio di Stato, accettando il ricorso del Comune di amantea, ha posto l’altolà rilevando che la questione va riportata sui binari sanciti dalla Corte Costituzionale. Certamente sarà il Ta Calabria a farlo il prossimo giugno, valutando compiutamente ed oggettivamente sia le dirimenti condizioni di fatto e di diritto, sia gli interessi qualificati di tutta la popolazione di Amantea a partecipare all’eventuale referendum, sia il rispetto delle norme sulla popolazione».

Per concludere: «Come ci ha insegnato Aristotele “è impossibile che la stessa cosa sia ed insieme non sia”, è impossibile credere ed insieme non credere allo stesso contenuto di certezza: A non è –A, dice il principio di non contraddizione. I principi fondanti del sapere dimostrativo valgono, o dovrebbero valere, per le scelte istituzionali e legislative ma anche per la politica che li deve rispettare; valgono per le scelte e le procedure istituzionali sulla Grande-Cosenza ma anche per quelle sulla Piccola-Amantea».

stefaniasapienza@calabriainchieste.it