Pino Losardo, Cetraro

«Cari amministratori cominciate a chiedervi dell’utilità della vostra presenza alla guida di una città che avete ridotta a brandelli e senza futuro. Considerate, una buona volta, che tutte le chiacchere, nelle quali siete maestri, stanno, ormai, a zero”. Inizia così il duro attacco di Noi con l’Italia sezione di Cetraro contro l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Ermanno Cennamo.

«Sono tre anni, ormai, che accadono cose incredibili e inimmaginabili nella gestione politica e amministrativa del nostro Comune – esordisce il coordinatore del partito di centrodestra, Pino Losardo – Tra tutte, assume particolare rilievo il fatto che alcuni rispettabilissimi governanti, sicuramente più avvezzi degli altri a curare il marketing-strategico dei propri miseri e inutili prodotti amministrativi, non si fanno alcuno scrupolo nell’affossare la propria dignità istituzionale ingaggiando sul web scontri dialettici di inaudita e indecorosa volgarità istituzionale con i cittadini da cui si sentono maniacalmente perseguitati».

Secondo Losardo, l’attuale compagine amministrativa «non avendo nelle sue corde la necessaria capacità di affrontare adeguatamente le problematiche più spinose che si trova davanti, in un momento così difficile di crisi economica e sociale generalizzata, cos’altro può concedersi se non il comodissimo tirare a campare e gli eventuali ed evanescenti benefici, derivanti da una comunicazione altamente artistica e penetrante del nulla farsesco, sul solito filo del web? Il lasciar immaginare è la sola strategia politica che possono sfruttare per dare dimostrazione della loro esistenza».

In regime di democrazia Noi con l’Italia esprimere il suo giudizio «sugli avvenimenti e i comportamenti più allucinanti che hanno, finora, riguardato i decisori della nostra sorte terrena. Un dato di fatto, di ordine politico, reale e inoppugnabile, è che l’esecutivo, fin dall’inizio della sua defatigante fatica istituzionale, sta vivendo sotto il dominio di una asfissiante e spartana diarchia. Al comando, solo due persone. Dotate di pari autorità. Con leggera e palpabile preponderanza, spesso, di quella facente capo al vice-diversamente-diarca, che detta impavidamente titoli e sottotitoli dell’agenda di governo, che si auto-sospende, e poi ritorna al suo posto, senza dover mai dar conto a nessuno. Non perde mai l’occasione per “centralizzare”, a suo piacimento, la propria persona in tutte le deleghe assessorili. E, poi, per incoronare la sua presunta regalità, gode di piena autonomia istituzionale».

Insomma, per Losardo il vicesindaco Tommaso Cesareo: “E’ praticamente libero di inventarsi casi di corruzione amministrativa a carico di amministratori del lontano passato. Salvo, poi, non sentire il dovere, e l’obbligo, di fare nomi e cognomi dei colpevoli e di produrre regolare denuncia agli organi dello Stato competenti. La sua spavalderia totalizzante fa il pari con il laissez faire, che gli viene concesso dal diarca di grado virtualmente superiore”. Sindaco e vicesindaco sembrano disinteressati “dall’incombente dissesto delle casse comunali e l’approvazione del “Rendiconto di Bilancio 2022”. L’atto contabile, il più importante e decisivo nella gestione finanziaria di un Comune, doveva essere sottoposto consiglio comunale entro il 30 aprile 2023. “Non si capisce questo ritardo – sottolinea ancora Losardo – essendo la sua approvazione, tra l’altro, utile alla possibilità di nuovi eventuali impegni di spesa per la gestione dell’Ente, fino alla disponibilità del nuovo Bilancio di previsione. Ma, soprattutto, per valutare la consistenza delle specifiche risorse finanziarie di Bilancio, in termini di una giusta programmazione del fabbisogno di spesa nel prossimo esercizio 2023/2025».

«Un Comune, si dovrebbe sapere, non si gestisce solo con inutili proclami, immaginarie visioni e incantesimi, con la presenza narcisistica in scenografici cerimoniali mistici, con lo sfoggio di molteplici “fasce tricolori”, che circolano contemporaneamente per le vie cittadine. Di fronte a due anni e mezzo, trascorsi senza uno straccio di “Bilancio di previsione”, almeno legittimo ed operativo, il minimo che ci si può attendere, dall’ultimo rendiconto, è la completa emersione di tutte le responsabilità amministrative, relative al fallimento totale della procedura di “Riequilibrio” prescelta. Ma, di tutti i danni provocati dai comportamenti negligenti – conclude Noi con L’Italia – omissivi e commissivi della classe politica al comando delle operazioni, ne parleremo alle prossime puntate».

 

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