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Fusione tra Comuni: riflessione di Francesco Intrieri, commissario cittadino di Idm

«La regione Calabria dovrebbe invece agire in maniera organica»

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COSENZA – In questi giorni, i si dibatte molto sull’ipotesi di fusione tra i comuni di Cosenza, Rende e Castrolibero, non voglio, pertanto, fare mancare il mio pensiero in qualità di commissario cittadino di Italia del Meridione. Da sempre, non siamo contrari alle fusioni ritenendole uno strumento di crescita, economica e sociale per i territori interessati, a condizione che l’approccio non prescinda da una accurata    valutazione socio economica e da un capillare coinvolgimento dei cittadini e dei portatori di interessi e non deve essere una mera sommatoria di territori limitrofi».

E, ancora: «La legge Del Rio 2014, che regola le fusioni tra comuni, prevede efficaci strumenti per evitare inutili forzature, ed è in quel solco che bisogna agire. In sintesi, quando le fusioni si realizzano attraverso un percorso di condivisione i vantaggi diventano molteplici e nasce un nuovo soggetto che integra i punti di forza di ogni territorio riducendo sensibilmente i punti di debolezza. L’iniziativa della regione Calabria va invece, in tutt’altra direzione, proporre la fusione di Cosenza, Rende e Castrolibero, senza il coinvolgimento dei cittadini è, semplicemente, un grave errore».

Si tratterebbe di «una sorta di fusione “a freddo” che dimentica il contenuto e lo spirito della legge. Ma, soprattutto, dimentica le regole del buon senso e del valore della partecipazione popolare».

Sarebbe inoltre opportuno «lavorare sul nuovo statuto municipale prima del referendum consultivo obbligatorio. I cittadini non possono certo esprimersi con un si o con un no senza capire i contenuti del progetto. Relativamente a Cosenza, vorrei capire come si pensa di risolvere, con l’eventuale fusione, alcune problematiche che hanno interessato, negli anni, la città capoluogo di provincia. Capire il progetto di sviluppo, ma ancor più di rilancio, della zona a sud di Cosenza, con il suo centro storico di grande valore, da troppo tempo abbandonato, è fondamentale».

Le frazioni di Cosenza, come Donnici , Sant’Ippolito e Borgo Partenope, «tutte a sud, dove abitano  e vivono circa 5.000 persone e che già soffrono una condizione di isolamento e di mancanza di servizi, come si integreranno rispetto ad un progetto che sposta ancora più a nord lo sviluppo della città? Gli esempi potrebbero essere molteplici e su questi aspetti bisognerebbe confrontarsi. Così come sarebbe interessare capire i motivi di esclusione dal progetto regionale dei paesi limitrofi a Cosenza, Rende e Castrolibero».

Il dibattito, o meglio, «le notizie sommarie che arrivano, presentano il progetto come una opportunità per reperire maggiori risorse finanziarie e per migliorare i servizi. Non penso proprio che 2 milioni di euro all’anno per 10 anni possano incidere in maniera significativa sull’azione amministrativa dei tre comuni. Si tratta di poco più o poco meno dell’ 1% dei bilanci accorpati. Quindi non vanno certo cercati in questa direzione i vantaggi della fusione. La regione Calabria dovrebbe invece agire in maniera organica e generale redigendo un piano complessivo e, soprattutto, analitico delle fusioni, per dare a tutto il territorio calabrese una concreta opportunità di crescita e di sviluppo».

Infine: «Da uomo di questa regione, da sempre meridionalista, penso che la classe politica debba assumersi la responsabilità di elaborare progetti che migliorino le condizioni socio economiche di tutto il territorio. Mi piacerebbe molto leggere un progetto regionale che miri a favorire processi aggregativi per tutti quei comuni che si stanno spopolando perché non ritrovano più punti di riferimento nei servizi».

stefeniasapienza@calabriainchieste.it