Intercettazioni

PAOLA (Cs) – La crisi economica in atto che opprime le famiglie, i commercianti e le imprese, pesando su ogni contesto della vita pubblica, ha creato non poche difficoltà anche a quegli assuntori di droga, benestanti o meno (https://www.calabriainchieste.it/2023/05/12/droga-alla-paola-bene-il-ricco-assuntore-e-i-debiti-con-la-coca-dialoghi-intercettati-1/), che non hanno mai voluto rinunciare alla sniffata, facendo ricorso in alcuni casi anche al reddito di cittadinanza o una richiesta di sconto, oppure alla riduzione della fornitura quotidiana o, perché no, a vendere il motorino per pagare le dosi di cocaina ancora non onorate.

I dettagli che emergono dalle carte dell’inchiesta antimafia contro il clan Calabria-Tundis lasciano basiti (https://www.calabriainchieste.it/2023/05/09/ndrangheta-arresti-sul-tirreno-nomi-37-misure-e-46-indagati/).

«Senti, portami una sopressata come quella di ieri. Bella piccante, come quella di ieri che era bella saporita…», dice un commerciante all’elemento di spicco della cosca Calabria-Tundis.

L’assuntore, volendosi rifornire di sostanza stupefacente che indica con il termine “sopressata” (ovvero un grammo di cocaina), contatta Tundis Andrea, destinatario l’altro ieri di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, ordinandone la consegna.

«… E allora ci vediamo al solito orario al solito posto oggi… una sopressata… una sopressata… uno uno una soprassata…», ribadisce il commerciante-artigiano.

E Tundis acconsente, richiedendo però il pagamento immediato della cessione. Lui replica: «Porta il coso dell’altra volta…», facendo però intendere di essere in difficoltà economica, variando l’ordinativo da un grammo a mezzo grammo di cocaina. «Stiamo buttando sangue… fammela risparmiare qualcosina, ti voglio bene… e dai fammene uno di cinquanta… allora dai va bene?», afferma.

Se il commerciante chiede “sopressate”, il barman parla di “magliette” e lo studente di “bottiglie di vino”: linguaggi criptici la cui finalità è quella di sviare, in caso di intercettazioni, le indagini degli inquirenti.

Facendo sempre uso a una terminologia cifrata, in un altro caso il colloquio tra spacciatore e assuntore viene incentrato sulla macellazione di un maiale.

«Ciò Andrè, che non sanno spaccare il cazzo del maiale e stanno uscendo scemi… ho detto: se Andrea mi fa il piacere e viene… se no… e perché stiamo ammazzando il maiale, non ho trovato uno che mi ammazzava il maiale oggi, Andreù un manicomio.  Ho trovato uno così, che non era proprio bravo, mo lo stavano sfasciando non sapevano dividere capicollo e cose… ho detto: io provo a chiamare Andrea che Andreuzzo è bravo, ho detto: se ci viene a dare una mano.. è l’unica cosa, compagno mio…»

Tundis chiede quindi dove effettuare la cessione, rendendosì però disponibile più tardi.

Cambiando tempi e contesto, Tundis viene contattato da un soggetto posto alle sue dirette “dipendenze” per la gestione di piccoli traffici di droga, forniture a gruppetti di assuntori, che cerca di prendere tempo sul pagamento di somme pregresse.

Tundis viene informato, infatti, di ulteriori ritardi nel pagamento delle cessioni perché il pusher era in attesa della consegna dei soldi dai suoi acquirenti: «Buongiorno, senti compà, vedi che sto aspettando pure io un attimino». Tundis si lamenta: «E’ trascorso già un mese». Il pusher replica: «E vediamo, per il lunedì o il martedì compà Andrè… che cazzo fa questo qua… se no statti tranquillo, che vediamo se posso vendere il motorino… te li do direttamente… perché hai rotto le palle hai capito?»

E’ doveroso ribadire che le persone destinatarie di misura cautelare, rispetto al procedimento antimafia in corso, sono da considerare – allo stato – innocenti, fino alla conclusione dell’iter giudiziario, in fase di indagini preliminari.