PAOLA (Cs) – L’acquisto di una quota da 20mila euro per entrare a far parte di una cooperativa sociale di Paola in nome e per conto del presunto boss Pietro Calabria.
E’ quanto emerge da conversazioni ambientali e intercettazioni telefoniche agli atti della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, non inserite nell’ordinanza custodiale eseguita nei giorni scorsi nell’hinterland paolano a carico di soggetti intranei o comunque collegati al clan Calabria-Tundis e, si presume, oggetto di futuri approfondimenti.
E se le voci qualificate su un nuovo imminente blitz antimafia sono sempre più ricorrenti, agli atti della Distrettuale vi sono una montagna di fatti e circostanze di rilevante interesse investigativo, fortemente documentati, per i quali, ancora, non si è giunti a una sintesi.
Il riferimento è alle entrature mafiose, alle estorsioni, ai favori e alla posizione di decine di assuntori di cocaina che, contestualmente, vestivano anche i panni di spacciatori, favorendo l’azione della criminalità organizzata. Nomi di soggetti esclusi dalla recente “retata”, anche solo come indagati a piede libero.
Tornando agli appetiti della cosca verso la cooperativa di Paola, i maggiorenti della organizzazione di stampo mafioso, in quel momento riuniti al gran completo, effettuavano conteggi di denaro lamentando crediti verso diverse persone.
A un certo punto Andrea Tundis racconta a Pietro Calabria d’aver incontrato un imprenditore di Paola, loro amico, che gli ha riferito d’aver appreso della elargizione di una somma di 20mila euro del Calabria a una cooperativa concorrente.
Pietro Calabria, in replica, nel confermare di avere in animo di dispensare tale denaro, rimane stupito del fatto che l’imprenditore possa essere venuto a conoscenza di tale dettaglio (a lui raccontato, verosimilmente, dal collega) e, comunque, spiega che non si tratta di un prestito ma solo dell’acquisto di una quota non meglio specificata.
La DDA, di contro, ha effettuato riscontri, ma ha accertato che non vi sono partecipazioni societarie da parte di Pietro Calabria e, quindi, non si esclude che l’operazione sia stata comunque effettuata tramite un prestanome.