AMANTEA (Cs) – E’ stato organizzato per sabato 3 giugno, alle ore 18, presso la biblioteca comunale – sala Galeazzo di Tarsia, a Belmonte Calabro, l‘incontro con l’autore dell’opera “La religiosità popolare calabrese dal Pollino all’Aspromonte”, Antonio Cima.
La prefazione è stata curata da Salvatore Sciandra e la post prefazione da padre Rocco Predoti. L’iniziativa è stata promossa dall’associazione “Arte e Bellezza”, e l’incontro sarà moderato da Olinda Suriano.
«La vera pratica della religiosità popolare – si legge nel volume – fu definita “Pietà popolare” da Ss Paolo VI, con la storica “Esortazione Apostolica” del 1975. La portata del concetto “Popolare” dei riti non dipende dalla densità della popolazione residente, ma dalla polivalenza di usi, costumi, tradizioni, origini di popoli e dei domini condizionanti subiti. Propriamente, la verità degli sviluppi rituali è conseguente al livello di frammentazione geografica del territorio, ovvero alla sua diversificazione orografica. Le regioni con uniformità territoriale sono state orientate all’omologazione degli usi e costumi, in genere, ancor più nelle pratiche della pietà popolare. Le regioni orograficamente frastagliate, nei secoli, hanno diversificato usi, costumi, tradizioni e inevitabilmente, la pratica della pietà popolare. Se a ciò si è sovrapposta anche la storica e continua presenza di domini duraturi, o d’integrazione di altri popoli e minoranze etniche, ne è conseguita una variegata tipologia di pratica».
Tali considerazioni hanno determinato gli orientamento del libro «ripartendo i 101 riti narrati, in 8 aree e 25 sezioni. La trattazione rispecchia doverosamente la composizione territoriale, tanto articolata. Le aree montuose del Pollino, dell’Aspromonte, della Sila, delle Serre vibonesi. Tre grandi aree livellate: la Piana di Sibari, nel cosentino; la Piana di Lamezia Terme, nel catanzarese e la Piana di Gioia Tauro, nel reggino. Un lunghissimo tratto appenninico, dai confini con la Basilicata fino allo Stretto. Ben 800 chilometri di costa tra Tirreno, Ionio e condivisione dello Stretto con la Sicilia. Ove ciò non bastasse, vanno incluse le integrazioni della vasta etnia albanese, delle reminescenze greche e occitane. L’eccessiva frammentazione orografica della Calabria e l’atavica difficoltà relazionale, dovuta alle scoscese vie di comunicazione, hanno determinato una varietà di dialetti per ogni microarea, spesso tra comuni oggi contigui».
A ciò va aggiunto «il passato di continue presenze dominanti, dalla civiltà greca al decennio francese, primariamente quella spagnola che ha orientato la pietà popolare, maggiormente nel sud della regione». Tutto ciò «ha plasmato la composta pratica religiosa contempla in questo lavoro».
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