PAOLA – Si lavora molto, freneticamente e con tanti sacrifici al reparto di Cardiologia – Utic dell’Ospedale San Francesco di Paola, diretto dalla dottoressa Maria Teresa Manes, e supportata dai medici Susanna Cassano, Emilio Vanzillotta e il capo sala Aldo Garritano.
L’obiettivo è quello di puntare ad ottenere l’eccellenza, in un quadro sanitario a livello regionale molto desolante. E che le cose nel comparto sanità non vadano bene lo ha confermato anche il portale messo a disposizione della regione Calabria, all’indirizzo www.sanibook.it, pensato e realizzato per raccogliere le lamentele e le segnalazioni cittadini-utenti sulla qualità dell’assistenza in ospedali e presidi sanitari della regione. Già dopo poche settimane, per come riferito dallo stesso presidente Roberto Occhiuto, il portale è stato letteralmente preso d’assalto. Numerose le segnalazioni di presunte disfunzioni pervenute all’Ente regionale, tutte in corso di verifica.
Ecco perché in Cardiologia – Utic a Paola si sta lavorando e lottando per cercare di ottenere il meglio. Il reparto da alcuni mesi è oggetto di lavori di riqualificazione a livello strutturale, soprattutto là dove dovrebbe essere operativa – si spera entro breve – l’Emodinamica. E, dal punto di vista medico, la situazione è già arrivata a livelli superiori utilizzando tecniche all’avanguardia. Non va dimenticato, infatti, che nel mese di febbraio proprio nel reparto dell’Ospedale San Francesco di Paola è stato effettuato il primo intervento in Calabria per il trattamento dello scompenso cardiaco. I medici hanno impiantato un defibrillatore con stimolazione della branca sinistra (Conduction System Pacing). Una tecnica che consente di prevenire gli effetti negativi sulla funzione meccanica del cuore provocati dai pacemaker impiantati con tecnica tradizionale. E, sempre per il trattamento dello scompenso cardiaco, al nosocomio paolano viene seguita la Modulazione della Contrazione Cardiaca, o più semplicemente CCM (Cardiac Contraction Modulation) attraverso il dispositivo Optimizer Smart. Questa nuova tecnologia ha lo scopo di migliorare la contrattilità cardiaca tramite l’erogazione di una piccola quantità di energia (impulso sottosoglia) a livello del setto cardiaco, vicino alle vie di conduzione, in modo tale da provocare quelle modifiche cellulari atte a far aumentare il calcio intracellulare, e di conseguenza la contrazione con un effetto che si propaga man mano alle cellule circostanti. Dopo molti anni, inoltre, si è tornati ad impiantare dispositivi salvavita che sono una evoluzione tecnologica e medica dei pacemaker. Si tratta d’impianti sottocutanei che si avvalgono di una chirurgia mininvasiva che utilizza un sistema che consente di intervenire in casi di crisi cardiaca come un vero e proprio defibrillatore e quindi agire come salvavita. L’S-ICD è stato impiantato per la prima volta nello Spoke Paola-Cetraro dall’equipe medica guidata proprio dalla dottoressa Manes. Insomma, l’impegno da parte di medici, infermieri e capo sala è massimo. E con l’attivazione dell’emodinamica la migrazione verso altri centri ospedalieri finirebbe, semmai si riuscirebbe ad ottenere un cambio di rotta.
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