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‘Ndrangheta a Paola, «mi sembra di rivivere gli anni ’80: cosa fa la politica?»

«Non servono a nulla i selfie o sbrigare il certificato, ne tanto meno fare a gara nel portare la fascia tricolore»

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La sede comunale di Paola

PAOLA (Cs) – Cosmo De Matteis, medico, ex assessore comunale, sindacalista nazionale, storico volontario e punto di riferimento di varie Onlus, in Calabria e all’Estero, si dice preoccupato. Preoccupato perché Paola sembra essere tornata indietro negli anni, quando la criminalità organizzata spadroneggiava e la politica e le istituzioni tacevano per paura. Quando c’era disordine e disorganizzazione. Quando cittadini e imprenditori erano ostaggio di bande delinquenziali. La sua è una analisi lucida, veritiera, impietosa. Eccola.

«Gli anni ottanta furono i più bui per la città di Paola, dal punto di vista dell’ordine pubblico», ricorda De Matteis. «Tutto iniziò con la pretesa di non pagare i caffè al bar, poi si continuò a non pagare merce varia e, infine, si pretesero quattro gomme gratis per la macchina. Improvvisamente ci ritrovammo con 17 morti», sottolinea.

In quel tempo Paola era «una città impaurita, preda di una criminalità che imponeva il pizzo a professionisti, operatori commerciali, ma anche a semplici cittadini».

«Ricordo che la sera scattava il coprifuoco, per la paura di assistere a gravi episodi. C’era silenzio assordante: non vedo, non sento, non parlo. Dopo il primo omicidio, che vedeva quale vittima chi aveva avuto il coraggio di denunciare ed era stato lasciato solo, nessuno era disponibile a esporsi».

«La cosa più grave fu il silenzio delle istituzioni, una classe politica completamente assente, pavida se non vile. Nessuna manifestazione pubblica: una cappa di piombo aleggiava sulla città. E se non si espone l’amministrazione, difficilmente il singolo cittadino si fa avanti, anche perchè vi era molta sfiducia nelle forze dell’ordine. Fortunatamente – ricorda ancora De Matteis – l’arrivo in città di agenti esterni permise in una settimana di liberare il paese da tutti coloro che si erano macchiati di delitto ed altro. I cittadini tornarono ad essere liberi e sicuri».

E, ancora, l’ex assessore prosegue il suo racconto, ricordando un altro episodio:

«Nel 1995 vi fu un grave episodio delittuoso, essendo in giunta col sindaco Antonella Ganeri, decidemmo immediatamente di reagire al fatto delittuoso. Fu indetto un consiglio comunale aperto ai cittadini, ed anche in quella occasione notammo la ritrosia di qualche consigliere che non voleva esporsi.

Ma la chiara volontà del sindaco e della giunta tutta di andare tra la gente, unitamente alla determinazione del presidente del consiglio, Piero Lamberti, diede il segno che non si era disponibili ad accettare intimidazione. L’immediata richiesta del sindaco-senatore al Ministro dell’interno Maroni di interventi urgenti, spense subito ogni velleità. Questa la storia».

Ma andiamo a oggi.

«Oggi mi sembra di rivivere la stessa situazione, con diverse sfaccettature. Ci siamo svegliati giorni fa col rumore degli elicotteri e delle sirene, decine di persone, arrestate o denunciate. Ci siamo resi conto, che piccole imprese e commercianti pagavano il pizzo, fiumi di droga invadono le nostre strade.

Questa volta in modo più subdolo, senza spargere sangue. Molte attività erano succubi della criminalità e quasi sicuramente avevano progetti apparentemente legali, ma imposte con velate minacce per avviare alla luce del sole altre attività. Fortunatamente la magistratura, le forze dell’ordine, questa volta si sono mosse con tempismo, anche se ancora vi è molto da fare.

Mi chiedo: ma gli amministratori cosa fanno? La classe politica cosa fa? Mi sembra di fare un balzo agli anni ’80 su descritti».

E l’analisi prosegue: «La sera alcune zone della città sono luogo di spaccio, la piazza è sede di risse tra giovani come nelle grandi città, alcuni spacciatori sono stati arrestati. Ma i tantissimi consumatori, le tante complicità, non sono state ancora verificate?

Se io, come allora, fossi un amministratore, chiederei un presidio costante delle forze dell’ordine nelle zone a rischio, note a tutti.

Con La Ganeri avevamo posto il comando dei vigili urbani in piazza. Una presenza fondamentale, visibile. Oggi il numero striminzito di uomini e il trasferimento, assurdo, presso il Comune, ha totalmente sguarnito il centro, da qualunque divisa, che sarebbe un deterrente alle liti quotidiane, ai piccoli soprusi, ed una rassicurazione per i cittadini.

Stranamente, ho sentito solo la voce di un giovane consigliere, Andrea Signorelli, chiedere una iniziativa pubblica. Non sono necessari super eroi, ma se hai delle cariche, ti devi esporre, anche se inevitabilmente, esiste timore.

Non servono a nulla i selfie o fare il piacere sbrigando il certificato a questo o quel cittadino, ne tanto meno fare a gara nel portare la fascia tricolore nelle manifestazioni, se quella stessa faccia non la rispetti esponendoti in difesa dei concittadini che ti hanno messo in consiglio.

Oggi la cosiddetta società civile sembra sparita da questa cittadina, alcune associazioni di volontariato ancora riescono a mantenere una fiaccola di speranza.

Siamo scesi in pochi anni sotto quindicimila abitanti. Da città dei servizi, Paola è diventata una città di disservizi.

Il fiore all occhiello degli anni 80/90 ossia l’ospedale, è stato depauperato, così come è la prassi di smantellamento della sanità pubblica, le attività pubbliche sono ridotte al lumicino, lo stesso dicasi per i piccoli commercianti ed artigiani».

Poi conclude: «So che queste mie riflessioni daranno fastidio e se molti si risentiranno, vuol dire che ancora una volta, ho colto nel segno. Personalmente non ho interessi personali o politici, quindi ciò che scrivo è fine a se stesso, vorrei vivere in un paese dove poter ritrovare socialità umanità, dove non essere costretto a fare viaggi della salute in altre regioni per banali patologie, dove sentire al mio fianco le istituzioni. Forse tutto ciò è pura utopia».