Home Calabria Psc di Rende, Tavernise e Orrico (M5s): «Brutta pagina di democrazia»

Psc di Rende, Tavernise e Orrico (M5s): «Brutta pagina di democrazia»

Denunciate «modalità discutibili» per un provvedimento che «è alla base della città»

186
0
La sede del Comune di Rende

RENDE (Cs) – Il consigliere e capogruppo del Movimento 5 Stelle in Consiglio Regionale, Davide Tavernise e la deputata del Movimento 5 Stelle, Anna Laura Orrico, denunciano in una nota «modalità discutibili per un provvedimento», il Piano strutturale comune di Rende, che «è alla base della città». E parlano di una «brutta pagina di democrazia». 

I due politici attaccano: «Appare veramente singolare la modalità di approvazione del Psc a Rende da parte della maggioranza che ancora sopravvive al sindaco, sospeso, Marcello Manna. Un blitz in pieno stile, realizzato con fredda lucidità per portare a casa un provvedimento che invece di creare sintesi in città, produce distanze ancora più importanti fra le parti in gioco».

E aggiungono: «Sinceramente non ci saremmo mai aspettati dall’attuale reggente del Comune, Marta Petrusewicz un simile comportamento che viola le regole base del Consiglio comunale, scrive una brutta pagina di democrazia e denota, inoltre, la fretta e il nervosismo propri di un’esperienza amministrativa che andrebbe chiusa il più presto possibile».

«Non entriamo nel merito delle presunte violazioni, saranno gli organi competenti a valutare l’iter burocratico. Ma non possiamo non constatare, dopo la presa visione dei filmati, che il punto è stato licenziato senza neanche permettere al dirigente comunale di svolgere la necessaria relazione tecnica. E già questo è un segnale che si è preferito chiudere subito la partita con i numeri in campo, piuttosto che favorire una sana discussione politica che potesse, magari, rafforzare le tesi di qualche indeciso».

«L’impressione che abbiamo avuto – concludono – è che gli interessi sono molto pressanti mentre la maggioranza convinta della bontà di questo PSC molto risicata. Rigettiamo questo modo di fare che a nostro modo di vedere calpesta le regole della dialettica politica, mettendo in campo comportamenti violenti degni dei regimi e non di un esecutivo eletto democraticamente».