CORIGLIANO-ROSSANO (Cs) – «Fondi fusione, in 4 anni sono stati trasferiti nelle casse nel comune unico qualcosa come 81,5 milioni. Lo dice il Ministero dell’Interno – Dipartimento per gli Affari Interni e Locali. Viene naturale chiederselo: come si stanno spendendo queste risorse se in città non si vede alcun risultato se non una approssimativa, discutibile e arrangiata manutenzione ordinaria operata, tra l’altro, fuori tempo massimo e a macchia di leopardo? Cosa è stato realizzato? Quali sono i benefici che ne ha ottenuto la comunità?»
A farsi portavoce della richiesta di una maggiore trasparenza sulla gestione delle casse comunali è Mario Smurra, vice segretario nazionale della Federazione Nazionale Agricoltura (FNA) e Presidente nazionale di EPAS – Ente di Patronato e di Assistenza Sociale che chiede chiarezza anche sull’interpretazione che l’Esecutivo Stasi ha fatto della legge regionale, a quanto pare, approssimativa e superficiale.
«Si vedano, ad esempio – sottolinea – le scelte fatte nella redazione e approvazione dello statuto comunale. Atteso che non c’è un solo articolo che individui e applichi modelli organizzativi e attuativi del nuovo ente. Un posticcio copia-incolla – sottolinea ancora il vicesegretario nazionale – con una precisa volontà: quella di non decidere e lasciare l’organizzazione della città al caso. La questione municipi è emblematica: sono previsti nel nuovo Statuto ma solo in forma sperimentale e comunque a partire dalla prossima consiliatura 2024/2029».
«Ma non è il solo caso di titubanza politico-amministrativa dimostrata dall’Amministrazione comunale, che tra l’altro, così facendo, continua a generare quel sentimento di repulsione e avversità nei confronti del modello della fusione».
«È stato attivato – pone un ulteriore quesito – un tavolo di confronto aperto con la città e le autorità ecclesiastiche per stabilire la Festa Patronale di Corigliano-Rossano? Queste sono decisioni che vanno prese e di cui deve rendersi responsabile il Sindaco e la sua Giunta. Mantenendo salde tradizioni, identità, appartenenza e devozione, che nessuno credo voglia estirpare alle popolazioni, occorre individuare un momento di celebrazione civile comune per le due comunità oggi fuse in un’unica entità amministrativa. Perché non è possibile che gli uffici comunali – giusto per fare un esempio – restino chiusi in due date, per metà a San Francesco e per metà a San Nilo. Bisogna individuare un’unica data».
«Vengono imposte dall’alto – conclude Smurra – scelte opinabili e obsolete, fatte senza metodo analitico, non tenendo conto di fattori tecnici e statistici fondamentali come, ad esempio, l’analisi dello status quo del contesto politico e istituzionale, la realizzazione di report intermedi politico/istituzionali e report di valutazione delle funzioni e servizi pubblici, un piano di comunicazione, ovvero il fulcro della fusione, poiché avrebbe avuto il compito di ideare un percorso partecipativo per creare una nuova identità territoriale che fosse la sommatoria delle singole storie dei Comuni soppressi».