COSENZA – Il gup del tribunale di Cosenza ha emesso la sentenza sul fallimento della Banca Brutia di Cosenza che vede imputate 16 persone per il reato di bancarotta fraudolenta. In particolare, il giudice ha deciso quatto proscioglimenti, due assoluzioni e una condanna. I restanti imputati sono stati rinviati a giudizio.
In particolare, ad essere stato condannato Alfonso Mario, vicepresidente dal gennaio 2014 all’ottobre del 2014 e componente del Cda dal 2013 al 2014, condannato un anno e 4 mesi di reclusione. Le assoluzioni riguardano invece Antonio Intini (componente del Cda dal 2005 al 2010), e Luigi Santo (componente del Cda dal maggio del 2010 al dicembre del 2010). Gli altri imputati sono stati rinviati a giudizio. Mentre i prosciolti sono: Antonio Barone, componente del Cda dal 2005 al 2009; Filippo Grandinetti, componente del Cda dal 2005 al 2009; Salvatore Baldino, componente del Cda dal 2005 al 2012; Eustachio Ventura, componente del Cda dal 2005 al 2011. I restanti imputati rinviati a giudizio sono: Antonio Coscarella, presidente del Consiglio di amministrazione dal 2005 al 2014; Mario Fabiano, vicepresidente e componente del Cda di Banca Brutia dal 2005 al 2011; Roberto Bonofiglio, componente del Cda dal 2005 al 2013; Giovanni Coglitore, componente del Cda e dg di Banca Brutia dal 2007 al 2010 e dal 2012 al 2014; Giuseppe Davide Aiello, componente del Cda di Banca Brutia dal 2012 al 2014; Katia Pia Stancato, componente del Cda dal 2013 al 2014; Giovanni Mirabelli, componente del Cda dal 2005 al 2013; Nunzio Guglielmi, dg di Banca Brutia dal 2010 al 2012. Per quest’ultimi il processo inizierà il 17 ottobre davanti al tribunale collegiale di Cosenza. Le accuse dalle quali dovranno difendersi li vedono, secondo l’accusa, ciascuno nella rispettiva qualità, partecipi all’adozione delle delibere con cui il Consiglio d’amministrazione accordava sistematicamente la concessione di credito nei riguardi dei terzi, in assenza in capo a questi ultimi del merito creditizio, come risultante anche dalla stessa istruttoria interna alla Banca, dunque, in contrasto con gli interessi patrimoniali dell’istituto di credito, e omettendo, una volta elargito il credito, di porre in essere qualsiasi attività di gestione, monitoraggio e recupero della linea di credito deteriorata, dissipavano e, comunque, distraevano il patrimonio di Banca Brutia, per importo che si aggira intorno al milione di euro.