RENDE (Cs) – Orrico-Tavernise-Gruppo M5S Rende attaccano a testa bassa sul ripensamento dell’amministrazione comunale rendese – etichettata come «sempre più inadeguata» – sul processo antimafia Reset contro le cosche di ‘ndrangheta della provincia di Cosenza.
«Con un’improvvisa e inaspettata giravolta – attaccano in una nota – l’amministrazione comunale di Rende ha finalmente deciso di costituirsi parte civile nel maxiprocesso Reset contro le “cosche confederate” dell’area urbana di Cosenza, la cui udienza preliminare si è tenuta il 9 giugno nell’aula bunker di Lamezia Terme.
Dubitiamo che la maggioranza guidata dalla Petrusewicz abbia cambiato idea a seguito delle nostre insistenze – evidenziano ancora – più probabile si siano resi conto delle immani castronerie dette: costituirsi parte civile in un processo contro la criminalità organizzata non può certo portare ad attivare pregiudizi anti-meridionali ma serve a dare il segnale che la comunità amministrata ha gli anticorpi contro le mafie.
Ancora più probabile che abbiano compreso, con colpevole ritardo, i suggerimenti del Consigliere De Rose: se un Comune non si costituisce parte civile nel processo penale a carico degli appartenenti alla cosca dominante sul proprio territorio, diventa un elemento sintomatico di una situazione di vicinanza e condizionamento, difficilmente superabile da altri elementi in caso di ricorso contro un eventuale provvedimento di scioglimento del Consiglio comunale per sospette infiltrazioni mafiose.
O forse ancora hanno avuto un rigurgito di coscienza a vedere come il Comune di Cosenza, la Provincia di Cosenza, la Regione Calabria e perfino i Ministeri dell’Interno e della Giustizia hanno agito a tutela dell’immagine del proprio ente, per farlo percepire sempre e soprattutto in processi di questo tipo e in una regione come la nostra, come presidio di legalità.
E quanta differenza tra le patetiche e assurde motivazioni tirate fuori dalla Petrusewicz per non aderire ai nostri appelli, condite da attacchi sconclusionati, e le posizioni di una donna delle Istituzioni molto lontana dalle nostre idee politiche, l’ex Presidente di Regione Jole Santelli, che a riguardo della lotta alla ‘ndrangheta pensò bene, con una delibera del 24 marzo 2020, di rendere “sistematica” la costituzione di parte civile della Regione nei procedimenti penali che riguardano le attività della criminalità organizzata di stampo mafioso nel territorio calabrese.
Siamo contenti di aver contribuito ad evitare l’ennesima brutta pagina di questa amministrazione ormai allo sbando e fieri di aver portato avanti l’idea di un dovere morale, per niente retorico, di lottare insieme alle Procure, alle forze dell’Ordine, alla società civile, ai cittadini onesti contro la piaga delle mafie», concludono.